Femminicidi di Vicenza, anche la nuova compagna del killer vittima di violenza: Gabriela uccisa prima dell’ex moglie

Sarà l’autopsia sui corpi di Lidia Miljkovic e Gabriela Serrano a chiarire in maniera definita cosa è successo ieri a Vicenza, ma la ricostruzione parziale degli inquirenti mette già un punto abbastanza evidente sul doppio femminicidio compiuto da Zlatan Vasiljevic, il 42enne bosniaco, ex camionista disoccupato, che ha ucciso l’ex moglie e la compagna prima di rivolgere la pistola contro di sé.

Secondo quanto riscostruito dagli investigatori infatti, Vasiljevic avrebbe ucciso prima l’ex compagna Gabriela Serrano, venezuelana di 36 anni con la quale aveva interrotto la relazione da alcuni mesi, e solo successivamente avrebbe teso un agguato all’ex moglie Lidia.

L’uomo avrebbe convinto Gabriela spinta a raggiungerlo da Rubano (Padova), dove lei viveva, a Vicenza con la sua auto. Salita a bordo della vettura del 42enne, l’uomo si sarebbe diretto verso il quartiere Vigogna di Vicenza, dove sapeva di poter fermare l’ex moglie, non prima però di uccidere Gabriela con un singolo colpo di pistola alla nuca.

Quindi l’agguato all’ex moglie, freddata da sei colpi di pistola dopo aver accompagnato i due figli a scuola. Un omicidio avvenuto in via Vigolo: dopo atteso che Lidia scendesse dall’auto, le ha scaricato contro sei colpi di pistola, lasciandola agonizzante a terra e scappando via in auto, con all’interno il corpo senza vita di Gabriela.

Compiuto il doppio femminicidio, braccato dalle forze dell’ordine, l’auto di Zlatan Vasiljevic è stata rinvenuta soltanto intorno alle 16 in una piazzola della tangenziale di Vicenza. Al suo interno anche il corpo del 42enne senza vita: si era infatti suicidato con un colpo di pistola, detenuta illegalmente.

Le violenze Zlatan Vasiljevic

Zlatan Vasiljevic era già stato arrestato nel 2019 per avere picchiato la moglie. Erano stati i carabinieri di Altavilla, dove la coppia viveva, che lo avevano fermato per i continui maltrattamenti proprio verso Lidia.

A dicembre 2019 quindi arriva anche un ordine di non avvicinamento su richiesta dei Carabinieri di Schio, dove Lidia si era trasferita con i suoi due bambini di 13 e 16 anni dopo la separazione. Un divieto che era però decaduto. Nel febbraio 2021 Vasiljevic aveva finito di scontare tutte le misure cautelari, divieto di avvicinamento alla ex moglie e obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Ma anche Gabriela, uccisa dall’ex compagno, lo aveva lasciato perché vittima di violenze. Un rapporto durato pochi mesi, perché presto la 36enne venezuelana era diventata oggetto di maltrattamenti. A confermare i rapporti ‘tesi’ anche l’avvocato di Serrano, Daniela Neri, che Gabriela aveva utilizzato per denunciare l’ex marito di maltrattamenti e a ottenere dal tribunale un ordine di protezione, avviando la causa di separazione.

All’ex marito, Alezandro Falet Naja, si era anche rivolta perché temeva di essere uccisa dal 42enne bosniaco. “E’ un’esecuzione annunciata – dice a Repubblica da Minorca – tutti sapevano che quel pazzo le avrebbe fatto del male”. Tre mesi fa si era rivolta a lui per chiedergli di convincere Zlatan a lasciarla in pace: “Gli ho telefonato perché Gabriela temeva di essere uccisa per averlo lasciato. Gli ho detto di non cercare più la madre delle nostre figlie: lui si è messo a piangere, ha promesso di starle lontano e mi ha pregato di non fargli del male”.