Accetta l’ergastolo e si conferma pentito. Filippo Turetta ha fatto sapere in questi giorni, attraverso una lettera scritta a mano dal all’interno del penitenziario di Montorio, a Verona, dove è rinchiuso per aver ucciso l’11 novembre 2023 con 75 coltellata la sua ex fidanzata ventiduenne Giulia Cecchettin, di non aver intenzione di impugnare la sentenza di primo grado che lo ha condannato alla massima pena.
La busta è stata indirizzata alla procura Generale, quella ordinaria, alla Corte d’assise e a quella di appello, in vista del processo di secondo grado previsto per il prossimo 14 novembre. Un processo che inizierà con il solo scopo di riconoscere le aggravanti della crudeltà e dello stalking su richiesta dalla Procura di Venezia. Il ragazzo scrive di «sincero pentimento», dimostrando che non sta cercando sconti di pena, in un clima che lo ha visto coinvolto anche in episodi di aggressione: soltanto nel mese di agosto era stato colpito con calci e pugni da un detenuto che sta scontando una condanna definitiva per omicidio e tentato omicidio nella stessa quarta sezione del carcere.
Subito dopo il processo di primo grado, nel dicembre 2024, il tema dell’esclusione delle aggravanti era diventato di pubblico dibattito , con il legale dell’imputato che replicava: “Se c’è uno che non sa premeditare alcunché è Filippo Turetta. Non me ne voglia Filippo ma è insicuro. Che non ci sia stato nessun tipo di evento perturbativo – aggiungeva l’avvocato Caruso – è comprovato dal fatto che si organizzato per andare ai concerti anche quando non stavano più insieme. Se avesse avuto paura per la sua incolumità avrebbe dato appuntamento lei al suo futuro omicidio il giorno 11 novembre 2023?”. Quel giorno Turetta ascoltò la sentenza di condanna all’ergastolo a testa bassa, senza manifestare emozioni.
