La polarizzazione del confronto politico lo trasforma in scontro frontale. Se ne è parlato ieri ad Atreju, dove tra i due ex contendenti Gianfranco Fini e Francesco Rutelli, che corsero per la carica di sindaco della Capitale nel 1993, di fatto avviando la Seconda Repubblica, le spade non si incrociano più. Meglio il fioretto, che lascia spazio al virtuosismo del beau geste, al passo indietro elegante e alla concessione all’altro.

«Tra noi c’è sempre stato rispetto, non è una novità dovuta all’età che incede», ha detto Fini tra gli applausi. E Rutelli: «Siamo stati protagonisti di una storia particolarissima, abbiamo dovuto reinventare il dialogo al culmine di una fase di transizione non facile, in quegli anni». E dire che prima c’era stata la Guerra fredda, il terrorismo, la lotta armata. L’Italia era stata il campo di battaglia di una contesa al predominio mondiale. Mai però si era arrivati alla polarizzazione estrema di oggi, a un sistema duale – bianco/nero, bene/male, giusto/sbagliato – che connota ogni duello politico. Trasformando il senso stesso della dialettica in una sfida all’ultimo sangue. Su Giorgia Meloni, Israele, perfino sugli editori che possono o non possono esporre alla fiera della piccola editoria. Tutto finisce nello scontro durissimo. Esiziale.

E così compaiono le scritte «Spara a Meloni», a Marina di Pietrasanta. Così l’ex deputata dem Anna Paola Concia, ospite della prima giornata della kermesse di Fratelli d’Italia, si trova a ricevere una valanga di insulti e di minacce. «Ho dovuto bloccare e segnalare centinaia di persone nelle ultime 48 ore», racconta lei. «Viviamo in una deriva della politica che diventa antipolitica, l’avversario è un nemico da abbattere, incarna il male assoluto e a quel punto ogni mezzo per abbatterlo va bene, una involuzione pericolosa e antidemocratica che può avere conseguenze anche gravi, se non affrontata per tempo con un ragionamento complessivo, pubblico, partecipato. Bisogna rieducare alla democrazia: dialogare, confrontarsi, anche dividersi ma sapendo che l’altro non è il Male, è semplicemente un altro come noi che ha legittimamente idee diverse e le deve esprimere», il ragionamento di Concia. Che si può estendere al caso di Più libri più liberi. «Io – prosegue Anna Paola Concia – non comprerei mai uno dei libri di Passaggio al Bosco, ma mi viene l’orticaria a pensare che qualcuno li voglia censurare, voglia impedire loro di venderli. Oggi vivo in Germania, qui i roghi dei libri li hanno fatti sul serio. Ed erano partiti mettendoli all’indice con prime proteste meno violente. Poi l’escalation. Un crinale pericolosissimo per tutta la nostra civiltà».

Torniamo ad Atreju. Il cronista del Riformista può visitare le sale dei dibattiti e incontrare l’intellettuale di sinistra, un dirigente di associazioni cattoliche, una voce autorevole – sebbene giovane – legata a Marco Pannella. Passeggiando con Mario Ajello, confida: «Ma tu vedi un tratto identitario forte, vedi la destra che descrivono? Io no…». Decine di personalità curiose, appassionate di politica e nient’affatto elettori di FdI. «Sei diventata forte» anche per questo, forse: per la capacità di Meloni di ridare uno spazio di cittadinanza alla politica. Qui si capisce che la dialettica può ancora avvenire: parleranno, nei prossimi giorni, i direttori Claudio Velardi e Piero Sansonetti. Giuseppe Conte e Angelo Bonelli. E le foto insieme che hanno chiuso l’amarcord tra Fini e Rutelli ci regalano questa speranza: che al bipolarismo forzoso, alla radicalizzazione degli ultras possa succedere un ritorno con i piedi per terra della politica vera, essenza della democrazia.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.