Forza Italia, aria frizzante. Roberto Occhiuto riparte da Palazzo Grazioli: semplice convegno o nuova corrente?

Mercoledì alle 13 Roberto Occhiuto riunisce, sotto l’insegna apodittica di “Libertà”, un parterre nutrito e tutt’altro che casuale di manager, imprenditori, comunicatori e giornalisti. La sede scelta, Palazzo Grazioli, storica casa romana di Silvio Berlusconi, non è un dettaglio logistico ma un messaggio politico. Così come non lo è la tempistica: l’iniziativa arriva a pochi giorni di distanza dalle parole di Pier Silvio Berlusconi a Cologno Monzese, quando ha invocato una scossa, un ringiovanimento, una rifondazione di Forza Italia.

È l’identikit degli invitati a raccontare più di cento smentite ufficiali la direzione dell’operazione. Tra i presenti figurano Tony West, vicepresidente di Uber, Pietro Labriola, delegato di Confindustria alla transizione digitale, Eddie Wilson, amministratore delegato di Ryanair, Massimiliano Giansanti, presidente del Copa, e Francesca Cerruti di Ab Medica. Sul fronte politico e mediatico spiccano Andrea Ruggieri, già uomo-chiave della comunicazione berlusconiana, e Nicola Porro, mattatore televisivo e interprete di un liberalismo duro e puro oggi molto ascoltato nel centrodestra. Con loro anche Stefano Esposito, ex senatore Pd schierato per il Sì al referendum sulla giustizia, oltre naturalmente allo stesso Roberto Occhiuto. Un mosaico che segnala l’ambizione di parlare a mondi produttivi, riformisti e liberali, ben oltre le dinamiche di corrente.

Semplice convegno o nuova corrente?

Non a caso Antonio Tajani, leader di Forza Italia, non sarà a Roma. Anzi, sarà altrove: a Milano, dove ha convocato un’iniziativa in contemporanea. Un incastro che alimenta inevitabilmente le letture politiche, mentre dal partito si prova a raffreddare i toni. «È un semplice convegno, nessuna corrente», ha assicurato a Un Giorno da Pecora la sottosegretaria Matilde Siracusano, respingendo l’ipotesi di una nuova area organizzata. La stessa Siracusano, compagna nella vita di Roberto Occhiuto, continua a ripetere di non voler diventare la “first lady di Forza Italia”. Una formula che serve a smentire senza chiudere, a rassicurare senza spegnere le ipotesi. Nel frattempo, però, radio e televisioni la cercano, la chiamano, la intervistano più che mai. Segno che qualcosa si muove, e che i radar mediatici hanno già intercettato una traiettoria. Chi ha antenne abbastanza sensibili per captare ciò che accade dietro le quinte del partito sa che, al di là delle smentite rituali, il vento ha già iniziato a girare.

Ma dietro le quinte qualcosa si muove davvero. Dopo una serie di incontri ad Arcore con i vertici del partito, voluti e coordinati da Marina Berlusconi, Giorgio Mulè è stato messo a capo della campagna referendaria, con l’obiettivo non dichiarato di preparare un rimpasto interno e ridefinire pesi e ruoli. Mulè sarà presente mercoledì a Palazzo Grazioli e ha ironizzato su un suo possibile coinvolgimento nell’area liberale: «Beh, io ho 57 anni, non so se sono già vecchio o sono ancora giovane. Ho voglia di fare, se sarà necessario il mio apporto lo darò. Se invece sarò ritenuto vecchio, pazienza mi farò da parte». Sinuosa anche la posizione della ministra Anna Maria Bernini, che senza smentire nulla ha allargato il perimetro del discorso: «Per quanto mi riguarda continuerò a essere disponibile, però è fondamentale che i giovani, che credono nella politica, trovino le porte aperte». Un messaggio che suona come disponibilità al cambiamento, senza rotture traumatiche.

Eppure, dopo le dichiarazioni di Pier Silvio Berlusconi, l’aria in Forza Italia si è fatta frizzante. Occhiuto, va detto, ama il gioco di squadra. Riunisce anime diverse ed è allergico alle grandi rotture. Certamente è oggi più forte, al secondo mandato in Calabria dopo essersi dimesso e aver rivinto le elezioni, è piuttosto vicino all’altra erede del berlusconismo, Marina Berlusconi. È lei che da tempo immagina una Forza Italia meno appiattita sulle posizioni della destra-destra, meno trumpiana, più liberale e centrista. Ed è in questa chiave che il governatore calabrese viene letto come una possibile figura di riequilibrio, capace di riassestare la barra di un partito fermo intorno al 10-12%. Chiamarlo varo di una corrente, per l’appuntamento di mercoledì, sarebbe improprio. Ma liquidarlo come un semplice convegno sarebbe altrettanto riduttivo. Palazzo Grazioli torna a essere un luogo politico: non di potere ma di proiezione strategica. Ed è lì che Forza Italia, volente o nolente, dovrà iniziare a fare i conti con il proprio futuro.