Il segretario di Forza Italia Antonio Tajani avrebbe visto ieri Marina e Pier Silvio Berlusconi in quello che fonti vicine al partito definiscono un “confronto strategico sul futuro del movimento azzurro”. Un summit che arriva in un momento cruciale per FI, stretta tra la necessità di ritagliarsi uno spazio distintivo nella maggioranza e l’urgenza di interpretare il testamento politico del Cavaliere.
I segnali all’eredità politica paterna
La tempistica non è casuale. Negli ultimi mesi, sia Marina che Pier Silvio hanno lanciato segnali chiari sulla direzione che vorrebbero imprimere all’eredità politica paterna. La primogenita, in particolare, ha sorpreso molti con dichiarazioni nettamente liberali sui diritti civili, posizioni che hanno fatto storcere il naso all’ala più tradizionalista del partito ma che intercettano un elettorato moderato sempre più insofferente verso derive conservatrici e sovraniste. Pier Silvio, dal canto suo è sembrato correggere, moderare la linea della sorella, ma ha comunque sottolineato la necessità di un “centro moderno e europeista”, capace di parlare ai giovani e alle imprese senza cedere alle sirene populiste. Una visione che Tajani può imprimere al partito: più Europa, più diritti, più mercato. Il vertice sarebbe l’inizio di una nuova fase.
Nuova Forza Italia: tre temi sul tavolo
Secondo indiscrezioni, sul tavolo ci sarebbero stati tre temi cruciali. Primo: il posizionamento di FI sui diritti civili, con l’ipotesi di una linea più coraggiosa su temi come le unioni civili e il fine vita. Secondo: la strategia economica, con un ritorno alle origini liberali del berlusconismo delle origini, fatto di meno tasse ma anche di più concorrenza e innovazione. Terzo: i rapporti con gli alleati, in particolare con una Lega sempre più arroccata su posizioni identitarie. È proprio su quest’ultimo punto che l’incontro assumerebbe valenza strategica. Tajani che illustra ai figli del Cavaliere la sua visione di una Forza Italia “ponte” tra il centrodestra di governo e il mondo moderato che guarda con scetticismo alle derive della maggioranza. Un ruolo da che potrebbe tornare utile quando gli equilibri della coalizione entreranno in fibrillazione.
Distanze da Giorgia
Marina e Pier Silvio, dal loro osservatorio privilegiato, vedono chiaramente i rischi di un appiattimento sulle posizioni della Meloni. Le loro aziende operano in contesti internazionali dove il sovranismo è visto con sospetto, dove i diritti civili sono considerati un indicatore di modernità, dove l’Europa non è il nemico ma il mercato di riferimento. Il nuovo corso liberale di cui si parla potrebbe concretizzarsi già nelle prossime settimane. Si vocifera di iniziative parlamentari autonome sui diritti, di una maggiore assertività sui temi economici, persino di aperture al dialogo con le opposizioni moderate su riforme condivise. Mosse che irriterebbero Fratelli d’Italia e Lega, ma che potrebbero ridare a FI centralità politica.
Il nodo del consenso
C’è poi il nodo del consenso. I sondaggi parlano chiaro: Forza Italia fatica a superare la soglia psicologica del 10%, schiacciata tra l’egemonia meloniana e un centro che non riesce a decollare. Quella del consenso è la partita più delicata e proprio lì si giocano le fughe in avanti di mariane e Le moderazioni di Piersilvio. Ma nel confronto tra Tajani e i Berlusconi c’è anche un quarto punto: la riorganizzazione della classe dirigente del partito. Può essere il punto di forza degli azzurri, laddove sia FdI che Lega hanno problemi di “qualità”, soprattutto a livello regionale. Ad Arcore si traccia una road map complessa che permetta di inseguire sempre meno gli alleati e di fare sempre più il gioco.
