Fusione nucleare, la corsa a due tra Usa e Cina: altro che energia pulita: la questione è militare

Il 17 maggio 2025, la National Ignition Facility (NIF) del Dipartimento dell’Energia USA aveva raggiunto un nuovo traguardo nella ricerca sulla fusione nucleare a confinamento inerziale. Un esperimento record – ottenuto nei laboratori NIF in California – aveva permesso di produrre 8,60 Megajoules (MJ) di energia da un reattore sperimentale a fusione nucleare iniettandovi coi laser “solo” 2,05 Megajoules. Un guadagno del 319%. Era stato più che raddoppiato il risultato di 3,5 MJ generati nel precedente esperimento, pubblicato nel dicembre 2022.

Fusione a confinamento inerziale: un nuovo record o siamo ancora lontani?

Un record raggiunto con una tecnica che sfrutta l’energia prodotta dai fasci luminosi di 192 giganteschi laser, ciascuno delle dimensioni di un grosso camion, per comprimere e portare a 150 milioni di gradi una minuscola sfera di deuterio e trizio delle dimensioni della punta di una penna a sfera posta in un hohlraum (una cavità cilindrica d’oro puro), scatenando una istantanea reazione di fusione. Il costo per la realizzazione dell’intero esperimento è stato di 3,5 miliardi di dollari. Così come nel 2022, anche questo risultato è stato presentato come un passo fondamentale verso la realizzazione di reattori industriali a fusione nucleare. Gli Stati Uniti hanno comunicato il raggiungimento di questo traguardo come una grande vittoria nella corsa per la fusione, con l’obiettivo di produrre energia pulita, abbondante, senza scorie e a basso costo, che nei prossimi decenni potrebbe rivoluzionare il settore energetico globale.

La questione del bilancio energetico

Tuttavia, nonostante il progresso, restano alcune cose che non hanno detto. Il principale problema riguarda il bilancio energetico: sebbene siano stati prodotti 8,6 MJ di energia, scavando nei dati si scopre che il NIF ha dovuto impiegare circa 300 MJ solo per alimentare i potenti laser necessari a innescare la fusione. Un po’ come dire che in un ristorante si mangia gratis se si trascura di considerare il momento in cui si deve pagare il conto. Il processo è tutt’altro autosufficiente: la ricerca sulla fusione nucleare è ancora ben lontana dal raggiungere l’obiettivo di produrre più energia di quella consumata per accendere un reattore. Inoltre, la natura stessa della tecnologia inerziale prevede una reazione che dura solo per un breve istante. Ciò rende difficile immaginare la fusione a confinamento inerziale come una soluzione pratica per la produzione continua di energia. A confronto, la più nota tecnologia alternativa per contenere il plasma in fusione, detta fusione a confinamento magnetico (quella adottata nel famoso progetto internazionale ITER, oppure in SPARC di CFS o nel DTT di ENEA a Frascati), ha l’obiettivo di scoprire come mantenere una reazione stabile nel tempo, garantendo una produzione costante di energia.

Fusione nucleare a confinamento inerziale: una tecnologia perfetta … per applicazioni militari

Ma un altro dettaglio che gli americani hanno dimenticato di dire fa venire i brividi: le applicazioni concrete di questa tecnologia sono destinate principalmente a fini militari. Sebbene la fusione nucleare – in generale – e la fusione a confinamento magnetico – in particolare – venga comunemente promossa come una strada verso la produzione di energia pulita e virtualmente inesauribile, la realtà è che la fusione a confinamento inerziale ha come principali applicazioni la simulazione della fisica delle bombe termonucleari a fusione: armi di distruzione di massa che richiedono l’esplosione di una bomba a fissione nucleare per innescare una bomba a fusione inserita nella stessa testata. L’uso dei laser per comprimere il combustibile nella cavità hohlraum replica, infatti, il processo che avviene in una bomba termonucleare a fusione, che sfrutta la reazione di fissione di una bomba atomica a base di Plutonio o di Uranio per trasmettere energia sufficiente all’esplosione di una seconda bomba, stavolta termonucleare ed enormemente più potente. Gli Stati Uniti, pur annunciando questi esperimenti come un passo verso la fusione a scopi energetici, nei loro laboratori stanno perseguendo l’obiettivo di perfezionare le tecnologie per il design di armi nucleari sempre più efficienti e sempre più potenti. Evitano, così, di violare il Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty (CTBT) del 1993, che proibisce i test nucleari e che fortunosamente rimane in piedi quando molti altri trattati per la non proliferazione del nucleare militare sono stati stracciati. Questi esperimenti con giganteschi laser, dunque, non servono per sviluppare reattori pacifici, ma sono elementi essenziali nella progettazione di armi nucleari sempre più efficaci ed avanzate.

La Cina è già in corsia di sorpasso

Nel frattempo, la Cina non è rimasta a guardare: a gennaio 2025 i satelliti spia occidentali hanno scoperto che, zitti zitti, hanno realizzato un impianto sperimentale nei pressi di Mianyang – nella provincia di Sichuan – la cui inconfondibile geometria a stella evidenzia che è destinato a ospitare i giganteschi laser necessari per esperimenti di fusione a confinamento inerziale. Questo risulta molto più grande del suo omologo americano – anche in questo caso con probabili obiettivi militari. E adesso sì, che le autorità e i mass media occidentali hanno cominciato a protestare avvertendo che i cattivi cinesi stanno investendo nella fusione a confinamento inerziale per evidenti scopi militari!
Mentre la fusione a confinamento magnetico prevede l’uso di pochi grammi di deuterio e trizio alla volta e non è compatibile con sviluppi militari, questi progressi nel settore del confinamento inerziale hanno messo sotto i riflettori una tecnologia destinata a servire principalmente per scopi militari. Se la fusione è un’opportunità per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, USA e Cina – come i Jedi di Guerre Stellari – si stanno scontrando in una lotta a colpi di laser per una supremazia tecnologica che garantirebbe al vincitore enormi ricadute anche nel campo delle armi nucleari.

Il nucleare militare: un pericolo per l’intera umanità

Sappiamo bene che la corsa a perfezionare le bombe termonucleari potrebbe scatenare un pericoloso conflitto globale. In caso di utilizzo di anche una sola arma nucleare, la nazione attaccata – prima di essere ridotta in cenere vetrificata – lancerà per rappresaglia l’intero suo arsenale, e il mondo intero potrebbe trovarsi di fronte a un’escalation incontrollata che porterà a una catastrofe planetaria. Le potenze nucleari hanno a disposizione un arsenale sufficiente non solo per distruggere le principali città del pianeta, ma anche per minacciare l’esistenza stessa della specie umana. E le conseguenze di un conflitto nucleare non si limiterebbero alla distruzione immediata, ma avrebbero effetti devastanti su tutta la biosfera, mettendo in pericolo tutte le forme non elementari di vita sulla Terra. Per questo, è essenziale che la ricerca scientifica non si limiti solo a esplorare le potenzialità energetiche, ma prenda in considerazione anche i rischi globali derivanti dall’uso duale di queste tecnologie. Gli scienziati e gli ingegneri impegnati nella ricerca sul nucleare devono procedere con cautela, e soprattutto con coscienza, tenendo conto delle implicazioni delle loro ricerche non solo per l’energia, ma anche per la pace e la sicurezza mondiale.