Garanzie di sicurezza per l’Ucraina. Ma l’invio di truppe resta un tabù

In this photo provided by Ukraine's 65th Mechanized Brigade press service, recruits practice military skills on a training ground in a sunflower field in the Zaporizhzhia region, Ukraine, Monday, Aug. 25, 2025, (Andriy Andriyenko/Ukraine's 65th Mechanized Brigade via AP)

L’Ucraina va protetta. Su questo concordano tutti, da Washington a Bruxelles passando per le singole cancellerie dei Paesi più importanti dell’Unione europea. Il problema però è capire come e quando sarà possibile fornire queste garanzie. Perché il sistema di assicurazioni per Kyiv non è ancora definito e il prezzo politico, sia interno che internazionale, è alto per qualsiasi governo si impegni in questo percorso.

Ieri, nella capitale ucraina, è stato il giorno del vicecancelliere e ministro delle Finanze tedesco, Lars Klingbeil, che ha confermato le promesse del proprio governo sul sostegno alla sicurezza del Paese invaso. Il ministro tedesco ha parlato della necessità di un “esercito ucraino veramente forte e capace di difendersi” come primo elemento fondamentale per il futuro. Klingbeil ha anche sottolineato quanto sia importante che la produzione di armi nel Paese, “il che consentirà all’Ucraina di difendersi e anche di dissuadere”. “Putin non deve illudersi: il sostegno tedesco non vacillerà. Al contrario, restiamo il secondo maggiore sostenitore dell’Ucraina al mondo, e il primo in Europa”, ha dichiarato il ministro. E per il vicecancelliere quello che conta è che vengano fornite “garanzie di sicurezza affidabili che assicurino una pace duratura per l’Ucraina”. Una questione europea, ha confermato Klingbeil, in cui “la Germania si assumerà le proprie responsabilità”.

In che modo, però, è difficile da dire. Il ministro delle Finanze tedesco ha evitato di parlare di un eventuale arrivo di truppe di Berlino sul suolo ucraino. E in questo senso, la posizione ancora vaga della Germania si unisce a quella di tutti i governi europei e dell’Alleanza atlantica. L’unico ad avere escluso categoricamente la presenza di proprie unità a Kyiv e nelle altre città del Paese invaso è stato il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Di “boots on the ground” non se ne parla, ha spiegato il capo della Casa Bianca, il quale, non a caso, si è limitato a dire che Washington fornirà una (altrettanto imprecisata) copertura aerea. E anche ieri il tycoon ha ribadito di non sapere “quali saranno le garanzie di sicurezza perché non ne abbiamo discusso i dettagli”, e che a fornirle sarà l’Europa.

La palla, quindi, passa al Vecchio Continente, diviso tra “volenterosi” e altri che invece sembrano più guardinghi. Ieri, sempre nella capitale ucraina, è arrivato Jonas Gahr Store, primo ministro della Norvegia, definita dal ministro degli Esteri di Kiev, Andrii Sybiha, “uno dei nostri alleati più stretti”.  Ma se Oslo ha confermato il piano di aiuti anche per il prossimo anno (7,2 miliardi di euro), il punto interrogativo rimane sempre il modo in cui l’Europa riuscirà a coordinarsi su questo aspetto. Tutto dipenderà anche dall’impegno statunitense. L’Ue e i Paesi Nato hanno ricevuto la “benedizione” e la richiesta di Trump su assumersi la responsabilità della sicurezza ucraina in un futuro accordo di pace, Tuttavia il peso di Washington (che ha un canale diretto con Mosca) è utile a comprendere non solo i prossimi passi, ma anche la futura architettura di questa “cintura di sicurezza”.

Ad Ansa, fonti dell’Unione europea vicine al negoziato hanno confermato l’impegno degli Stati Uniti su questo fronte e hanno parlato di “progressi significativi”. Il dibattito si è concentrato anche sui vincoli giuridici di un possibile sostengo sul campo, tra chi auspica un’impalcatura simile a quella dell’articolo 5 della Nato e chi si interroga sulle conseguenze legali di questo intervento. Ma intanto, una possibile svolta potrebbe già esserci nel fine settimana, quando i delegati statunitensi e quelli ucraini si incontreranno per elaborare un primo piano ancora di base sulle garanzie di sicurezza. A darne notizia è stato direttamente il presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante la conferenza stampa con Store. E avere organizzato in queste ore l’incontro con Keith Kellogg, inviato speciale del presidente degli Stati Uniti, ha avuto proprio lo scopo di “approfondire l’argomento e di sviluppare i preparativi per un possibile futuro incontro con la parte russa”.