Gasperini: “Ho avuto il coronavirus. Mi sento ancora più bergamasco”

“Oggi mi sento ancora più bergamasco”, confida Giampiero Gasperini, allenatore dell’Atalanta. Il tecnico ha raccontato alla Gazzetta dello Sport di aver avuto il coronavirus. Lo ha scoperto grazie al test sierologico. Una delle partite imputate di aver diffuso il contagio era stata infatti la sfida di Champions League, a Milano, contro il Valencia del 19 febbraio 2020. È alla vigilia del ritorno valido per gli ottavi del torneo continentale del 10 marzo che però l’allenatore comincia a soffrire alcuni sintomi.

“Il giorno prima della partita di Valencia stavo male, il pomeriggio della partita peggio – racconta Gasperini – In panchina non avevo una bella faccia. Era il 10 marzo. Le due notti successive a Zingonia ho dormito poco. Non avevo la febbre, ma mi sentivo a pezzi come se l’avessi avuta a 40. Ogni due minuti passava un’ambulanza. Lì vicino c’è un ospedale. Sembrava di essere in guerra. Di notte pensavo: se vado lì dentro, cosa mi succede? Non posso andarmene ora, ho tante cosa da fare … Lo dicevo scherzando, per esorcizzare. Ma lo pensavo davvero”.

Nei giorni successivi il tecnico si sente meglio e si allena. “Mi sono sentito bene, forte. Il peggio era passato. Il giorno dopo Vittorio, chef stellato tifoso della Dea, ci ha fatto arrivare 25 colombe e Dom Perignon del 2008, anno di grazia. Lo assaggio e dico: ‘Ma questa è acqua…’. Tullio (Gritti, allenatore in seconda dell’Atalanta, ndr) mi guarda storto: S’cherzi? È una delizia’. La colomba mi sembrava pane. Avevo perso il gusto. Così Tullio e Marcello, il nostro fisioterapista, si sono mangiati 25 colombe … Sono rimasto tre settimane a Zingonia. Poi a Torino ho sempre rispettato il distanziamento da moglie e figli. Senza febbre non ho mai fatto il tampone. Dieci giorni fa i test sierologici hanno confermato che ho avuto il Covid-19. Ho gli anticorpi, che non vuol dire che ora sono immune“.

Bergamo è stata una delle province più colpite dal virus nella Regione più colpita dal virus, la Lombardia che si appresta a riaprire agli spostamenti in tutta Italia il 3 giugno. “Ci vorranno anni per capire veramente che cos’è successo, perché proprio qui è stato il centro del male”, ha commentato Gasperini. In Parlamento la proposta di istituire il 18 marzo come giorno della memoria dei morti a causa del covid-19 è scaturita proprio dalle immagini, che hanno fatto il giro del mondo, di quel giovedì sera quando un convoglio di mezzi militari trasportò fuori da Bergamo una sessantina di salme, perché erano pieni i forni crematori della città.