Attorno al perimetro politico della coalizione progressista cresce un dibattito surreale. E l’elemento che rasenta la comicità, se non addirittura la goliardia, è quello di continuare a paragonare la Margherita, storico partito riformista, democratico e di governo, con una fantomatica e anacronistica “tenda”. Dico comicità e goliardia perché non c’è un solo elemento che possa portare ad affermare che ci sia anche solo una lontana somiglianza tra il partito di Rutelli, Marini, Dini, Parisi e altri protagonisti di quella stagione con la “tenda” del duo Bettini/Renzi. E questo per almeno tre motivazioni di fondo.
Una prospettiva di centrosinistra
Innanzitutto la Margherita non è nata attraverso un’operazione oligarchica, salottiera e dall’alto. Ma, al contrario, è stato il risultato di un processo nato dal basso che ha saputo riunire sotto lo stesso tetto le culture riformiste, democratiche, centriste e di governo del nostro Paese. Ecco, l’esatta alternativa di una decisione programmata e pianificata a tavolino da esponenti del principale partito della sinistra italiana, il Pd, escogitando una sorta di “tenda” sotto cui accamparsi. Il famoso “lodo” Bettini, per intendersi. In secondo luogo, la Margherita era un partito che contribuiva, con la sua classe dirigente, con il suo progetto politico e con la sua cultura di riferimento, a creare e consolidare una prospettiva di centrosinistra. Nulla a che vedere, quindi, con una piccola “tenda” che vive di gentili concessioni – cioè qualche sparuto seggio parlamentare – elargito dai veri azionisti della coalizione progressista.
L’alleanza formata da tre sinistre
È evidente a tutti, tranne a chi non vuole vedere, che oggi l’alleanza è formata da tre sinistre, molte ben integrate e sinergiche tra di loro. E cioè la sinistra radicale e massimalista di Schlein e del Pd, la sinistra estremista e ideologica del trio Fratoianni/Bonelli/Salis e la sinistra populista e demagogica dei 5 Stelle di Conte. Un’alleanza che registra la partecipazione straordinaria, per dirla in termini cinematografici, del segretario generale della Cgil Landini, ma che è del tutto estranea, esterna e avulsa dal contributo che può arrivare da una componente centrista e riformista. Non a caso, sono le tre sinistre che dettano l’agenda politica. Il resto è puro contorno. O meglio, un’appendice del tutto irrilevante.
Un progetto politico
In ultimo, ma non per ordine di importanza, la Margherita era realmente un progetto politico. E un progetto politico deve avere un partito solido di riferimento e una cultura politica che lo accompagna concretamente. Le tende, i rifugi, gli accampamenti sono funzionali ai cartelli elettorali. Strumenti che esulano dalla politica progettuale perché sono tasselli di potere legati ai soli organigrammi. Per queste ragioni è arrivato il momento di dire con chiarezza che la Margherita e le tende viaggiano su binari diversi. E chi le confonde esalta il trasformismo, l’opportunismo e anche una plateale falsità storica e politica.
