"Cattolici e liberali sono in sofferenza"
Mastella: “Serve una nuova Margherita, Casini potrebbe riunire moderati ma non lo farà. Se Pd vince elezioni, Gentiloni premier”
Il sindaco di Benevento striglia il centrosinistra: “I voti devono aumentare, bisogna parlare con gli astenuti”

Nella politica italiana, quando si scrive centro si legge Clemente Mastella. Che sia il centro del centrodestra o del centrosinistra non importa. Tanto lui c’entra, sempre. Erede della tradizione democristiana, in 50 anni di attività ne ha fatte di ogni: è stato deputato, europarlamentare, poi leader di partito e poi ancora ministro della Giustizia. Oggi è sindaco della sua Benevento e, da spettatore privilegiato, osserva i movimenti degli attuali partiti.
Onorevole Mastella, un anno fa aveva detto che dopo le europee avrebbe rifondato la Margherita. A che punto siamo?
«Finora io ho registrato solo una certa voglia di rivalsa da parte di quei cattolici in sofferenza. Questa insofferenza non li ha portati però a creare un soggetto che, pur restando alleato del Partito democratico, sia diverso da questo. Non eserciteranno attrazione su nuovi elettori se restano nel Pd. Come nel passato, c’è bisogno che un partito popolare – sul modello di quella che fu la Margherita – affianchi un partito di sinistra».
Questo partito moderato nel centrosinistra come deve nascere? Dall’insieme di più sigle o per opera dello stesso Partito democratico?
«Non deve essere una concessione da parte del Pd. Nel 2001 la Margherita e i Democratici di sinistra presero rispettivamente il 14,5% e il 15,5%: dalla loro fusione è nato il Partito democratico, che però attualmente non prende il 30% ma solo il 22%. Perciò, per recuperare quanti più consensi per vincere le elezioni, ci vogliono due cose distinte».
Di questa operazione lei farà parte e con che ruolo?
«Io faccio il sindaco e basta. Non ho interlocutori, la situazione non mi sembra molto chiara».
Secondo lei, di questo nuovo manifesto centrista potranno far parte anche sigle regionali?
«Certo, vanno coinvolti tutti quelli che ci stanno».
Di Comunità democratica, la corrente del Pd guidata da Graziano Delrio, cosa pensa?
«Devono muoversi in uno spazio autonomo, altrimenti restano una corrente del Pd – più o meno partecipata – ma sempre e soltanto una corrente. Non ci si può limitare a una discussione interna e a un’accusa al potere esercitato da Elly Schlein».
Da mesi nel centrosinistra si va alla ricerca di un federatore…
«Deve essere chiaro che si può federare soltanto chi è all’esterno del Pd, visto che i dem hanno già un proprio leader che è appunto la Schlein. Tutti coloro che vogliono unirsi in un nuovo contenitore devono però essere pronti anche a fare dei passi di lato».
Chi vede più adatto a riunire i moderati del centrosinistra?
«Tante volte ho invitato Casini a fare da leader di questa esperienza, ma non lo farà».
Tre nomi: Beppe Sala, Ernesto Ruffini, Vincenzo De Luca. Chi la spunterà?
«Dipende da quello che vogliono fare. Hanno il coraggio di uscire allo scoperto? Io, Franco Marini, Lamberto Dini e Romano Prodi lo abbiamo avuto. Pensi che addirittura in Campania la Margherita prendeva il 30%…».
E Gentiloni?
«È difficile che il centrosinistra vinca le prossime elezioni se resta in queste condizioni, ma se ci riuscisse allora Paolo potrebbe fare il capo di governo. Uno con la sua esperienza, già premier e già commissario europeo, non credo farebbe il leader di partito. Non penso che abbia voglia di fare la guerra alla Schlein».
Perché vede il centrosinistra in difficoltà?
«Domandiamoci perché ci sono operai che non votano più il centrosinistra: evidentemente perché non tocca più la sensibilità popolare e non dialoga più con segmenti della società. Ad esempio il tema della sicurezza è fondamentale: un lavoratore che ha fatto sacrifici per comprare una casa in periferia, e che ora vede la sua area messa a soqquadro da malintenzionati, è ovviamente esausto. Non si può ridurre tutto a una lotta intestina al Pd, anche perché se sommi sempre gli stessi numeri – ma cambiando soltanto il loro ordine – ottieni sempre lo stesso risultato. Quei numeri devono aumentare. Bisogna dialogare con gli astenuti che non votano né la destra né la sinistra. Penso che ci siano tanti cattolici e tanti liberali che non voterebbero mai il Partito democratico, ma che sarebbero disposti a votare un nuovo contenitore».
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