Alla ricerca del metodo migliore possibile
Costruire un Centro alternativo alla destra, non partiamo dai nomi, iniziamo dal basso: l’egemonia Pd sarebbe controproducente
Caro Direttore,
si sta sviluppando una discussione ampia, seppure confusa, circa la necessità, nel campo alternativo alla destra, della costituzione di un’area liberal-democratica e di centro. La discussione, lo ha fatto correttamente anche il Suo giornale, mi ha chiamato in causa. Quindi vorrei svolgere qualche considerazione per chiarire di nuovo il mio pensiero. Tale esigenza è stata da me segnalata ormai molti anni fa, tra i primi. Non con grandi riscontri. Ma il fatto che oggi tanti autorevoli protagonisti del dibattito politico convergano su di essa è già una buona notizia.
Non credo che sia in collisione con un processo di rafforzamento del Partito Democratico. Prende atto, semplicemente, che una parte di elettorato che non vuole andare a destra (in presenza soprattutto del piglio tanto inconcludente quanto illiberale della Meloni), non ha inteso nel passato e non intende nemmeno oggi convergere sul PD; che, pur fondandosi su un pluralismo che va sempre più valorizzato, include una forte componente di sinistra, che in buona parte proviene dal Pci. Non credo in questa sede sia utile domandarsi se abbia torto o ragione. È un fatto del quale occorre prendere atto, se vogliamo per la prossima competizione elettorale allargare lo schieramento democratico alternativo.
Egemonia Pd sarebbe controproducente
Non condivido, in questo senso, le affermazioni, del tutto legittime, di Pina Picierno, che ritengono questo ragionamento in contraddizione con lo spirito maggioritario alla base della nascita del PD. Se si intende per spirito maggioritario, favorire il bipartitismo tra progressisti e conservatori-reazionari, le condizioni rispetto al 2008, quando il leader era Veltroni, sono cambiate profondamente. Allora, ci si poteva anche pensare: eravamo sostanzialmente noi da una parte e il Popolo della libertà (PDL) dall’altra. Ai nostri giorni, il panorama è più variegato, e ambire a rappresentare tutto lo spazio dell’opposizione sarebbe l’esercizio di una egemonia controproducente. E, comunque, anche allora, nonostante l’ottimo risultato del PD, perdemmo le elezioni. Lo spirito maggioritario va inteso, al contrario, come la responsabilità, che sta soprattutto in capo a noi, di armonizzare una proposta sull’Italia in grado di coinvolgere l’insieme degli elettori e di prospettare un nuovo destino del Paese e non solo della nostra parte politica.
In questo senso, Elly Schlein si sta muovendo con indiscutibili risultati positivi.
Nomi di livello ma non si inizia così
Tante voci hanno dato al processo di cui stiamo parlando torsioni diverse. Anche questo è inevitabile. Negli anni passati, nessuno ha pensato davvero a costruire il profilo di una nuova forza di centro. Dunque, ci sono attese, suggestioni e contenuti che premono da tempo e oggi si manifestano senza alcun filo unitario. Gli stessi Renzi e Calenda che hanno, comunque, formazioni politiche strutturate in quest’area, hanno espresso considerazioni diverse. C’è chi pensa a un contenitore dove principalmente si ritrovino i cattolici. Altri, ad un partito “liberal” e modernizzatore. Altri ancora, alla riproposizione di competenze prettamente tecniche. In questo quadro, sono girati molti nomi. Ciò da qualcuno è stato considerato un difetto e il sintomo di improvvisazione. Al contrario, cerco di vedere, anche in questo caso, gli aspetti positivi. Le personalità, infatti, interessate, o indicate, sono di altissimo livello. Da Rutelli a Sala, fino all’emergere di un uomo di valore, di tempra morale e dalle capacità di governo come Ernesto Ruffini. Anche io mi sono permesso, con franchezza e pubblicamente (come uso fare), di mettere in campo qualche idea.
Iniziare dal basso
Tuttavia, se si inizia dai nomi, non credo se ne verrà fuori. Un’esperienza di questo tipo è difficile possa partire dell’individuazione a freddo di una personalità. Ogni personalità aprirebbe a critiche, a dubbi, a invidie. Occorre, invece, ritornare a quell’emozione positiva che permise a Prodi di unire tutti, nel solco di un processo vivo. Lo ha ricordato bene anche Rosy Bindi. Dunque, forse, si potrebbe iniziare dal basso. Dal raccogliere quella rete grande e multiforme di impegno politico che, in tante associazioni e in tante forme di volontariato, testimonia il desiderio di agire per il bene comune. Insieme alle innumerevoli liste civiche, collocate anche in maniera difforme nella geografia politica, ma quasi sempre dedite a un’azione concreta, popolare, disinteressata, di miglioramento della società. Se questo mondo decidesse di partire insieme, allora davvero potrebbero poi convergere, dando un contributo prezioso, le presenze significative, autorevoli e già conosciute che si sono manifestate nei mesi passati. Le cose si potranno definire meglio in corso d’opera, in una fase costituente, ma tutto sarebbe più vero e più vivo.
Guai a voler eterodirigere dal di fuori qualcosa che deve nascere autonomamente dalla voglia di trovare una propria rappresentanza, attualmente non soddisfatta, in qualcosa di nuovo e più grande.
Quindi, prenda davvero, caro Direttore, anche queste mie poche righe come un potenziale aiuto, del tutto personale, alla ricerca del metodo migliore possibile. Sapendo che la via dovrà essere percorsa da altri, se non si vuole già dall’inizio far sfiorire tutto.
Un caro saluto
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