Il centro manca, ma non mancano i centristi. E se ad oggi il centro non c’è, è indubbio che se ne parla moltissimo. Sin dalla prima mattinata di ieri in cui il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha fatto sapere tramite Repubblica di poterne diventare il potenziale federatore. E allora è chiaro che il tema torna ad essere – giustappunto – centrale. A Omnibus, su La7, il conduttore Edgardo Gulotta risponde all’obiezione di uno degli ospiti: «Se ne parla molto non perché noi giornalisti siamo pazzi ma perché è chiaro che un partito centrista sarebbe l’ago della bilancia in grado di spostare gli equilibri di governo».

Ed è la conclusione a cui tutti approdano, dall’intervista di Sala in poi. «Proviamo – incita il sindaco di Milano – a chiamare le cose con il loro nome. Serve nell’alleanza (di centrosinistra, ndr.) una visione più liberal democratica che parli a una parte di elettorato che non vuole sentirsi di destra, ma che è spiazzato da una proposta troppo estrema. Io credo che serva come il pane. Purtroppo, non vedo come oggi queste anime possano trovare una sintonia». La litigiosità dei soggetti centristi non aiuta. «Finora – osserva ancora Sala – si è semplificato attribuendo al cattivo carattere di Carlo Calenda il fatto che non si sia trovato spazio per i liberal democratici. Da qui il mio pessimismo: se non ci è riuscito Calenda che ci ha messo energia e i fondi che è riuscito a raccogliere, non vedo chi e come possa riuscirci».

Potrebbe provarci proprio Sala? Sembra voler dire di sì. Però ancora una volta si ferma un attimo prima: «In questo momento devo portare a termine il lavoro per il quale sono stato eletto. Posto che per il parlamento si voterà a maggio del 2027 oggi mancano due anni e mezzo. Non mi sogno neppure di sottrarre tempo a Milano per occuparmi operativamente di tutto ciò. Non dico che non potrà interessarmi, ma intanto bisogna cercare i compagni di viaggio», conclude.

Forse non sceglie la parola a caso: proprio da Milano è partito il “viaggio” di Luigi Marattin. Un progetto che ha visto riunirsi, in un percorso costituente unitario, la sua Orizzonti Liberali, i Libdem di Andrea Marcucci e Nos di Alessandro Tommasi. E ancora da Milano è stata formalizzata la candidatura della giovane deputata Giulia Pastorella per dare ad Azione una nuova leadership, con la spinta verso un processo unitario con le altre forze dell’area. Matteo Renzi vede il centro nell’ottica esclusiva di dare forza al centrosinistra, come satellite del Pd: «Fino a due mesi fa, quando io dicevo che ci vuole il centro per vincere, mi prendevano per matto. Adesso tutti lo vogliono. Sono tutti per il centro. Chi ha il 2-3% fa la differenza perché se sommiamo matematicamente destra e sinistra, la sinistra è avanti».

C’è poi anche l’ipotesi, ventilata da Rosy Bindi, che ad impegnarsi per questo progetto possa essere l’attuale Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini. «Dall’agenzia per le tasse alla conquista del consenso il passo è lungo», osserva Claudio Velardi intervistato da La7. «Lui non si è candidato a nulla, ha detto solo che è disponibile a dare una mano. Giusto così: c’è bisogna di persone di qualità in mezzo a tanti chiacchieroni», dice Bruno Tabacci, sostenendo Ruffini. Certo, se a lanciare la novità sono alcuni tra i più navigati della nomenclatura trascorsa, l’idea del nuovo evapora in partenza.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.