Nonostante il disastro combinato dal terzo polo dopo le elezioni del 2022, a Milano, alle elezioni europee del giugno scorso, Azione, Italia Viva e +Europa hanno fatto registrare il 13% in due liste diverse con due elettorati perfettamente sovrapponibili, cosa che vista da qui, da Milano, rende ancor più ingiustificabile il crimine politico commesso.

La verità è che nella storia degli ultimi 80 anni, il popolarismo politico, il corpaccione repubblicano, liberale e riformista non ha mai smesso di esistere e di farsi, in vari modi, rappresentare. È qui, a Milano, che la presenza si è dimostrata sempre, anche nei momenti più bui, irriducibile. Quel populismo che ci dà il voltastomaco ha abituato buona parte dei cittadini a subire la retorica sterile di chi invece che proporre soluzioni produce domande, di chi alza la cortina fumogena dell’ideologia e di chi più che stracciarsi vesti non sa fare.

La fuga dalla urne

Le recenti elezioni regionali ci raccontano la fuga dalle urne come fuga, forse non dalla politica, certamente però da un ceto politico formato in buona parte da follower irresponsabili che stanno ogni giorno, tutti i giorni, a guardare più i social che le criticità di fondo. Noi non ci stiamo e dalla convention libdem, prendiamo tutto lo spirito di concretezza che segna ogni esperienza riformista. Non abbiamo nessuna voglia di nasconderci che Milano vive un momento critico, che deve difendersi da attacchi ingenerosi, ma anche trovare subito la formula per tornare a far crescere tutte le sue anime contemporaneamente. Ma non abbiamo nemmeno nessuna voglia di buttare tutto in una caciara propagandistica e populista. Non c’è chi vince e chi perde. Se vince Milano, vince l’Italia, se Milano si ferma, l’Italia si inchioda. E questo vale anche per i riformatori, i popolari e i liberali.