Questa rubrica si chiama “Ambrogio”, perché vuol essere luogo di idee e confronti che nascano dalla grande anima della metropoli e della sua storia in continua evoluzione. Tuttavia, non può e non deve passare l’idea che Milano non tragga energia e carattere dal territorio che le sta attorno. C’è metropoli e metropoli: quella che concentra su di sé attività e obiettivi, lasciandosi attorno meramente il serbatoio di forza lavoro e quella che – forte dei flussi finanziari, della modernità e della visioni – interpreta in chiave futura lo spirito che la circonda.

Milano è la seconda città motore, nella regione motore, avanguardia nel territorio delle sfide d’impresa. Non ci si deve far ingannare da sterili osservazioni sul colore politico delle amministrazioni: hanno un significato forte e determinante, certo, ma non è di questo che stiamo parlando: è invece dell’humus culturale dell’impresa, della comune propensione alla costruzione di modernità. Milano è espressione della Lombardia e della Lombardia ha bisogno, così come la Lombardia vedrebbe spegnersi il suo fervore imprenditoriale senza la guida della metropoli.

Avremo certamente modo di tornare a parlarne su questa rubrica, perché coltivare uno spazio riformista di idee e confronti, significa anche non darsi confini ideologici e imporsi di conoscere sempre e ovunque la presenza di progresso civile ed economico, ma ora si rende necessario perché dopo la messa a terra del Pnrr, si apre necessariamente un tema di progettualità che parte dai territori e si apre all’Europa per una nuova geopolitica dell’impresa. Un cambio di passo che sta ai riformisti imprimere da subito.

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