Il divario tra stipendi e costo della vita a Milano sta raggiungendo livelli critici, rischiando di alimentare il racconto che vuole quella che era la città delle opportunità essere diventata un luogo sempre più esclusivo ed “espulsivo”. La situazione milanese rappresenta un caso emblematico dello squilibrio tra costi di vita e retribuzioni, non più compensato dal tradizionale mercato delle opportunità di lavoro e di carriera.

Come spiega Tomaso Greco, co-fondatore del movimento Adesso!, che dà voce alla generazione Under 40: “Gli stipendi bassi a Milano sono più alti della media nazionale degli stipendi bassi di qualche centesimo l’ora. E più bassi della media lombarda. Parliamo di centesimi a fronte di un costo della vita elevato. Non arriviamo a 8,5€ l’ora”. Un dato particolarmente allarmante riguarda gli affitti, che risultano essere il 70% più alti della media nazionale, rendendo la situazione “insostenibile”.

Di fronte a questa emergenza, il movimento Adesso! ha elaborato una proposta concreta: l’introduzione di un salario minimo territoriale di 10 euro l’ora per l’area metropolitana di Milano. “La nostra proposta è semplice: adeguare i contratti nazionali alle esigenze della città metropolitana attraverso i contratti territoriali. Partendo da quelli che esistono già”, afferma Greco. La proposta, sviluppata in collaborazione con il think tank Tortuga e diversi docenti universitari di diritto del lavoro ed economia, mira a garantire una soglia minima che consenta di rimanere al di sopra della soglia di povertà. Il ruolo dell’amministrazione comunale in questa sfida appare cruciale. Secondo Adesso!, “Il Comune deve rispondere all’emergenza. Dovrebbe farsi co-promotore dell’adeguamento dei contratti. Ne va del futuro della città. Sul piano tecnico, crediamo che la contrattazione territoriale sia un’occasione per inserire anche elementi di welfare territoriale. E poi c’è il tema dei bandi pubblici, delle aziende che lavorano con il Comune, dei dipendenti comunali…” sottolinea Greco.

La proposta generale ha tuttavia incontrato alcune resistenze. La CGIL milanese, attraverso il suo segretario Luca Stanzione, ha espresso perplessità riguardo alla contrattazione territoriale, paventando il rischio di una “rottura del principio del contratto nazionale”. Greco respinge queste contestazioni: “La CGIL firma contratti e accordi territoriali. Non può fare una battaglia culturale contro uno strumento che utilizza”. Anzi, secondo il co-fondatore di Adesso!, “La contrattazione territoriale potrebbe servire da stimolo positivo per la contrattazione nazionale, attualmente “ingessata” in molti settori. Se oggi si riconosce qualcosa in più a Milano e Roma, ad esempio, domani è più semplice rivendicarlo per tutta l’Italia.”

Anche la proposta di Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, di puntare su una soluzione che combini contratto nazionale e integrazione aziendale, viene considerata insufficiente da Greco: “Barbieri ha ragione, ma il suo ragionamento vale per un numero limitato di lavoratori. Quelli che lavorano in realtà abbastanza grandi da avere una contrattazione aziendale. Il mondo produttivo milanese è fatto in larga misura di piccole e medio-piccole realtà, dove la contrattazione aziendale non esiste”. Quanto ai timori che stipendi più alti possano mettere in difficoltà le piccole imprese, Greco offre una visione alternativa: “Si tratta di riequilibrare il rapporto tra costo della vita e stipendi. E nella contrattazione territoriale possono rientrare elementi di welfare territoriale e aziendale, questi ultimi detassati dalla normativa nazionale. Con una buona contrattazione, spendendo poco di più anche le piccole aziende potrebbero offrire molto di più”.

Il dibattito in città resta acceso, ma secondo Greco è necessario superare quello che definisce “benaltrismo” e affrontare l’emergenza concretamente. La situazione presenta aspetti paradossali: “Da un lato abbiamo il tribunale che contesta il reato di sfruttamento della manodopera ad aziende che applicano gli standard nazionali a Milano, dall’altro abbiamo il silenzio imbarazzato della politica cittadina. Che pare chiamarsi fuori. Ma non si può essere progressisti a corrente alternata”. Di fronte a questa impasse, il movimento Adesso! promette di proseguire la sua battaglia “con tutte le forze che hanno a cuore il futuro della città”.