Il nostro articolo sull’incredibile caso del pm John Woodcock che ha indagato chi lo indagava ha creato un po’ di scompiglio. E per fortuna. Abbiamo dato conto dell’esposto presentato dal magistrato Andrea Nocera: da Capo degli Ispettori del Ministero della Giustizia aveva fatto aprire – non sua sponte, ma come procedimento di funzione – una verifica amministrativa sugli uffici di Woodcock. Mal gliene incolse.
Il 13 settembre 2019 viene iscritto nel registro degli indagati proprio dal pm su cui indagava. Le valutazioni dell’Ispettore Capo Nocera sul ricorso proposto da Woodcock contro sentenza di condanna alla sanzione della censura – per uno solo degli illeciti contestati – sono state formulate nel luglio del 2019, si chiudevano con l’indicazione di sollecitare la costituzione nel giudizio di legittimità, a mezzo dell’Avvocatura Generale dello Stato, con deposito di controricorso per chiedere la condanna disciplinare sulle altre contestazioni graziate dal CSM (che aveva deciso dopo il rinvio del Consiglio precedente per via del caso Legnini-Pomicino-Palamara). Con sentenza depositata il 27/11/2019 le Sezioni Unite civili hanno deciso il ricorso annullando con rinvio la decisione impugnata che quindi tornava in prime cure. L’Ispettore Capo Nocera viene costretto a dimettersi guarda caso il 29 novembre 2019, dopo l’apposita visita e richiesta del Procuratore Capo e Generale del 28 Novembre 2019.
Sbarazzatosi di Nocera, il ministero e per l’effetto l’Avvocatura si disinteressato della vicenda. E l’ormai ex Ispettore capo si è trovato tra capo e collo una indagine penale avviata sotto le luci dei fuochi d’artificio: con la convocazione solenne nel novembre 2019 nell’ufficio dell’allora ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che appena informato dalla Procura di Napoli a proposito dell’indagine aperta – e ancora mancante del capo di imputazione – non ha esitato un attimo a prendere posizione e giubilato su due piedi Nocera. Stimatissimo giurista e gran lavoratore, ma pazienza. Che ci volete fare? L’avviso di garanzia è sovrano, nel contesto giustizialista tanto caro ai grillini doc. Così Nocera è dovuto rincasare nei ruoli ordinari della magistratura, mentre le sue verifiche su Woodcock venivano interrotte. Quello che non abbiamo ancora avuto modo di dirvi è che c’è un seguito. Le indagini si indirizzarono su una presunta corruzione e concussione.
Il magistrato venne accusato di avere usato la sua posizione per ottenere i biglietti della partita del Napoli a Torino con la Juventus, disputata il 19 settembre 2018, e la riparazione, sempre gratis, di una barca non di sua proprietà utilizzata per delle gite nel Golfo. Sospetti nati a Woodcock per aver ascoltato e interpretato il captatore (trojan) fatto installare sul telefono dell’armatore Salvatore Di Leva, anche lui indagato insieme all’ex senatore Salvatore Lauro e al giudice Vincenzo D’Onofrio. Un fuoco di fila notevole, quello messo su da Woodcock: un impianto accusatorio importante, quattro indagati nel complesso tra cui due magistrati, un armatore, un ex parlamentare. Eh già. Ma sapete come è finita? Il Gip di Roma, che ha assunto la guida delle verifiche preliminari, riascoltando i nastri e interrogando gli interessati, ha concluso che si è trattato dell’ennesima bolla di sapone.
Di reati, neanche l’ombra. E ha archiviato tutto, un anno dopo: a metà ottobre 2020 l’indagine di Woodcock era già finita idealmente, con il suo mare di carta e di sospetti, nel bidone della spazzatura. Con tante scuse per Nocera e gli altri? Neanche per scherzo. Il danno subìto dalla carriera di Andrea Nocera, letteralmente silurato per una questione di manutenzione alla barca insussistente, è da affondamento. Tiene a precisare il suo ruolo anche Dario Del Porto, l’inviato di Repubblica Napoli che nella nostra ricostruzione ha incontrato Nocera sul treno, rivelandogli di essere stato da tempo a conoscenza dei fatti. “Non ho mai ‘svelato i dettagli dell’inchiesta, con tutti i particolari’, né al dottor Nocera, né a nessun altro. Mi occupo di cronaca giudiziaria da trent’anni. Quello che so lo verifico e poi lo scrivo sul giornale, così ho fatto anche negli articoli che hanno riguardato questa vicenda. Non ho “avuto accesso ai brogliacci delle intercettazioni”, ho lavorato esclusivamente su atti depositati e conoscibili, dunque non coperti da segreto”, precisa il giornalista. “Ho incontrato casualmente in treno il dottor Nocera diversi giorni dopo le sue dimissioni e soprattutto quando i fatti al centro del suo coinvolgimento nelle indagini erano stati già abbondantemente pubblicati sulla stampa, da Repubblica come da altre testate. È sicuramente vero che, ascoltando lo sfogo del dottor Nocera, gli ho espresso la mia vicinanza umana e la convinzione che sarebbe riuscito a superare quel momento per lui così amaro”. Così in effetti è stato: in questo caso la giustizia – come accade quando riguarda i magistrati – è stata veloce e ha accertato l’estraneità dei fatti di Andrea Nocera e degli altri indagati.
