Secondo il competente editorialista di Le Monde, Gilles Paris, il re pusillanime Donald Trump sta determinando ciò che Vladimir Putin vuole con fermezza: la disfatta dell’Europa, e anche l’ultimo grave fatto dei droni sulla Polonia ha dimostrato che il russo e l’americano perseguono linee parallele. Irritare l’Europa occidentale (ridicolizzandone le capacità militari) e non andare mai al punto fondamentale del cessate il fuoco in Ucraina. Trump sbraita pubblicamente e poi si rimangia minacce e ultimatum. Putin lo sa e ci conta. Zelensky e i “volenterosi” della Nato fanno di tutto ogni giorno per drammatizzare le provocazioni russe, anche se alla fine prevale la prudenza perché una vera guerra guerreggiata quasi nessuno la vuole, e chi la vuole, o la vorrebbe, sa che ancora è presto per uno scontro vittorioso senza gli Stati Uniti “boots on the ground”.
Il teatro di guerra più vicino, e per motivi che hanno una loro radice storica secolare (dai “Cinque di Cambridge” agli omicidi degli esuli russi a Londra), è quello per cui i britannici si stanno preparando fin dai tempi di Tony Blair con grande impegno ideologico: la resa dei conti con Putin. In Ucraina si parla inglese con forte accento britannico, e la forza militare inglese è spalleggiata dai francesi ma meno dai polacchi, che vogliono restare padroni del loro destino e non agire come comparse.
Due eventi importanti sono accaduti con poco risalto: Trump ha intimato al primo ministro inglese Keir Starmer di “farsi gli affari suoi e smetterla di darsi arie da leader dell’Occidente nella sua crociata contro la Russia” e di riconoscere “che l’Occidente ha già il suo capo unico e indiscutibile”, che ovviamente si chiama Donald Trump. La seconda: Vladimir Putin in televisione ha proclamato la semi-mobilitazione di tutti i russi che abbiano già prestato servizio militare e che devono solo essere aggiornati sulle ultime tattiche di combattimento, godendo di ricche facilitazioni ed elargizioni.
Starmer si è infuriato di nuovo, ed è andato alla Camera dei Comuni dove ha annunciato che la guerra è sempre più vicina. Trump a quel punto si è esibito in un’altra sfuriata contro Starmer, cui ha risposto in alta uniforme Re Carlo III d’Inghilterra, che si è precipitato a Londra con la recalcitrante Camilla. Non sono, questi, dettagli di colore, ma sintomi collettivi della percezione di guerra imminente. Il Regno Unito vive – e gli osservatori registrano – un clima simile a quello del 1914, quando la politica di tutti i Paesi e di tutti gli Imperi offriva ogni giorno di più soluzioni belliche e non politiche a una crisi determinata dal Kaiser tedesco e dallo zar russo Nicola II. Quest’ultimo doveva a tutti i costi vendicare l’onta inflitta da Vienna ai serbi per l’attentato di Sarajevo (in cui furono uccisi dall’anarchico – e agente doppio dei tedeschi – Gavrilo Princip, l’arciduca Ferdinando e sua moglie Sofia). Tutti i fatti di quei mesi si rivelarono parti di una trappola non disinnescabile se non dalla guerra. Oggi la Gran Bretagna si riconosce immersa in un clima che impose – come sperava a Versailles nel 1920 il presidente americano Woodrow Wilson – la “guerra che avrebbe dovuto chiudere tutte le guerre” e che invece sta ancora producendo velenosi germogli.
A tutto ciò è stato finora insensibile Donald Trump, che vorrebbe un’America fondata sugli affari e non sulle ideologie. Ma l’assassinio di Charlie Kirk, famoso studente e attivista Maga freddato con una fucilata al collo durante un comizio universitario, ha profondamente turbato Trump costringendolo a considerare gli effetti ideologici della sua linea di condotta, e ha detto che intende incontrare Putin a Mosca per questo fine settimana. I repubblicani tradizionali in America dal 15 agosto, giorno dell’incontro in Alaska, gli danno del vigliacco per essersi sempre arreso a Putin, e la morte di Kirk sembrerebbe una reazione a questi umori. Kirk non era solo un attivista trumpiano ma un promettente leader cresciuto nel mondo di Donald Trump, e anche questo omicidio brutale contribuisce alla sensazione dell’Europa in trappola in un nuovo 1914.
