I numeri dell’epidemia: più della metà dei contagiati supera i 60 anni, tra i bambini 43 casi

Foto Claudio Furlan - LaPresse 10 Marzo 2020 Brescia (Italia) News Tende e strutture di emergenza degli Spedali Civili di Brescia per l emergenza coronavirus Photo Claudio Furlan/Lapresse 10 March 2020 Brescia (Italy) Tents and emergency structures of the Civil Hospitals of Brescia for the coronavirus emergency

Secondo uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità l’epidemia in Italia non è collegata direttamente con la Cina. C’è stata una conferma del fatto che il virus circolava in Italia molto prima che esplodessero i grandi numeri di Codogno. I positivi erano malati già di seconda o terza generazione nello studio epidemiologico pubblicato dall’Istituto superiore di sanità tenendo conto dei dati fino al 9 marzo, cioè di 8.342 persone positive al Covid-19.

Riguardo alla distribuzione dei casi, la maggior parte (il 62%) riguardano persone di sesso maschile e a morire, come atteso, sono soprattutto persone molto anziane. I casi tra i bambini tra 0 e 9 anni sono pochissimi (0,5%), in assoluto 43. Nella fascia di età tra 10-19 sono 85 (1%), in quella tra 20-29 sono 296 (3,5%), in quella 30-39 sono 470 (5,6%), in quella 40-49 sono 891 (10,7%), in quella 50-59 sono 1.453 (17,4%), in quella 60-69 sono 1.471 (17,7%), in quella 70-79 sono 1.785 (21,4%) e oltre 80 anni sono 1.532 (18,4%). Come si nota dai 60 anni in più si concentrano oltre il 57% dei casi. La mortalità però è molto più spostata verso le classi di età più alte. Tra 40 e 49 anni c’è stato un solo decesso (0,3%), che diventano tre tra i 50 e i 59 e trentasette tra i 60 e i 69. Da 70 a 79 anni i decessi sono stati 114 (31,9%) e sopra 80 sono stati 202, cioè 56,6%.

Negli ospedali c’è il 21% delle persone infettate, il 12% sono in terapia intensiva. Nessuno nella fascia di età 0-18 è finito in rianimazione. Il 10% dei ricoverati ha tra 19 e 50 anni, il 46% ha tra i 51 e i 70 anni e il 44% oltre 70 anni. “Sono stati diagnosticati – scrivono dall’Istituto superiore di sanità – 583 casi tra operatori sanitari, indicando la possibilità di trasmissione nosocomiale dell’infezione. Questo dato potrebbe essere sottostimato in quanto per una parte dei casi, soprattutto quelli diagnosticati più recentemente, non è stata ancora completata l’indagine epidemiologica”.