Sarà per la complessità delle procedure, per la crisi del mercato immobiliare e per l’ulteriore batosta che il Covid ha dato all’economia. Fatto sta che Napoli Servizi, la società in house che gestisce il patrimonio comunale per conto di Palazzo San Giacomo, non ricava più di venti milioni di euro l’anno dalla vendita degli immobili: circa un terzo del valore complessivo dei beni periodicamente messi all’asta e quasi la metà di quanto realizzato dai privati di Romeo gestioni in soli sei mesi del 2012. A riconoscerlo è Salvatore Palma, ex assessore comunale al Bilancio e oggi amministratore unico di Napoli Servizi.
«Ogni anno mettiamo in vendita immobili per circa 60 milioni di euro – spiega Palma – ma spesso le asta vanno deserte, col risultato che riusciamo a incassare una media di 20 milioni». Sono lontani, dunque, i tempi in cui i privati amministravano il patrimonio immobiliare del Comune con risultati strabilianti. Basti pensare che le dismissioni realizzate da Romeo gestioni nel 2012 fruttarono al Comune introiti per 108 milioni di euro, decisivi per salvare l’ente dal default. Per Palma il calo delle performance ha tre motivazioni: «Fino al 2012 nel patrimonio del Comune rientravano anche edifici di un certo pregio, dunque più appetibili. Oggi il Comune è proprietario di circa 30mila immobili la gran parte dei quali è costituita da alloggi popolari che spesso sono fatiscenti o presentano irregolarità sotto il profilo giuridico. Ecco perché è difficile che le aste vadano a buon fine». Quello che Palma dice è vero, ma solo in parte. Tra gli immobili venduti da Romeo gestioni per conto del Comune nel 2012 circa il 90% era costituito da alloggi di Edilizia residenziale pubblica del valore medio di 36mila euro: per averne la prova basta dividere i 108 milioni incassati dalle dismissioni per i circa 3mila immobili venduti.
A ogni modo, l’amministratore di Napoli Servizi punta il dito anche contro la congiuntura economica sfavorevole: «La crisi del mercato immobiliare ha rallentato i piani di dismissione. Poi si è aggiunta la pandemia che ha reso difficoltoso o addirittura impossibile l’acquisto degli alloggi popolari da parte degli occupanti: si tratta di famiglie a basso reddito che sono state travolte dal Covid e che nemmeno i piani di rateizzo proposti da Napoli Servizi riescono ad aiutare. Anche per questo il gestore privato riusciva a centrare risultati che oggi è oggettivamente impossibile raggiungere». Che cosa dice Romeo gestioni? «In realtà la dismissione del patrimonio Erp è legata a precise norme di legge che prescindono dall’andamento del mercato». Certo è che, negli ultimi giorni, Napoli Servizi ha stipulato dieci rogiti per immobili il cui valore oscilla dai 45 ai 75mila euro. Restano “bloccati” 500 preliminari di vendita, stipulati durante la gestione privata del patrimonio, che non si sono successivamente perfezionati per questioni burocratiche.
Ciò che Palma sbandiera è la riduzione dei costi del servizio di gestione del patrimonio: «In precedenza Palazzo San Giacomo sosteneva spese tre volte maggiori. Al gestore privato spettavano in media 32 milioni e 700mila euro l’anno, mentre oggi Napoli Servizi costa ai contribuenti partenopei soltanto 11 milioni e 400mila euro e senza possibilità di un adeguamento nemmeno a fronte dell’aumento delle spese che il Covid ha imposto alla società». In realtà, come spiegano da Romeo gestioni, quest’ultima società costava al Comune otto milioni l’anno più bonus. In più c’è da dire che il gestore privato curava l’intera amministrazione del patrimonio, per poi “presentare il conto” a Palazzo San Giacomo, e lo faceva in maniera molto più rapida ed efficace, forte di una struttura operativa consolidata e del fatto di non essere soggetto alle norme che oggi “imbrigliano” le pubbliche amministrazioni. «In più – aggiunge Palma – Napoli Servizi riscuote circa il 40% dei canoni di locazione degli edifici pubblici e, nel 2019, ha incassato più di 17 milioni di euro a fronte dei circa 14 mediamente realizzati dal gestore privato». La replica: nel 2012 la Romeo gestioni ha consegnato al Comune un patrimonio che valeva 43 milioni di entrate l’anno.
A ogni modo l’amministratore unico di Napoli Servizi rivendica la validità della scelta – per alcuni puramente ideologica – di internalizzare la gestione del patrimonio comunale. «L’ampliamento dell’attività della società – conclude Palma – ha consentito di creare nuove professionalità e di salvare migliaia di posti di lavoro. Oltre il risparmio abbiamo garantito anche un’utilità sociale, sebbene con tutte le difficoltà connesse alla congiuntura economica poco favorevole e alla norme di legge più restrittive emanate dopo il 2012».
