Cita la Costituzione, ma sembra farlo solo per quella che nello slang del linguaggio parlato viene definita «paraculaggine». E racconta fatti del passato, ma a modo suo e in maniera completamente inesatta. Di chi parliamo? Di lui, Luigi de Magistris, il sindaco di quella rivoluzione arancione che a Napoli ha procurato solo confusione e disagi. In quanto ex magistrato, la Costituzione dovrebbe essere per lui il faro che illumina il pensiero garantista, invece la getta nel buio del populismo più giustizialista.

Come? Basta leggere il più recente post pubblicato sulla sua pagina Facebook: «Il Gup del Tribunale di Napoli dispone il processo per numerosi imputati per il cosiddetto Sistema Romeo. La presunzione d’innocenza fino a sentenza passata in giudicato non va mai dimenticata. Sono fiero, però, da sindaco di Napoli, di aver estromesso Alfredo Romeo, imputato per reati gravissimi, dalla gestione del patrimonio immobiliare, da noi internalizzato ed affidato a lavoratrici e lavoratori pubblici». Poi lancia accuse anche su Ciro Verdoliva, direttore dell’Asl Napoli 1, e sugli «uomini del presidente De Luca travolti come birilli da una devastante questione morale».

Di fronte a questo fiume di parole in libertà è necessario fare chiarezza, perché l’unico dato oggettivo è che lui, de Magistris, è sindaco di Napoli (ancora per poco, visto che tra pochi mesi ci saranno le amministrative, lui vuole candidarsi in Calabria e Napoli si libererà di una gestione i cui risultati sono sotto gli occhi, stanchi e avviliti, di tutti). Il post è un insieme di accuse e inesattezze. A cominciare da quelle relative al “sistema Romeo”: sarebbe il caso che de Magistris desse un’occhiata alla sentenza con cui, nel 2017, la Cassazione ha escluso l’esistenza di quel sistema. Altra inesattezza è quella relativa al rinvio a giudizio che serve solo a far sì che venga valutata, in dibattimento, la fondatezza di accuse tutte da provare; senza dimenticare che, disponendo il proscioglimento per vari capi di imputazione, il gup ha comunque ridimensionato l’iniziale quadro accusatorio delineato dalla Procura.

Altre inesattezze ancora, invece, fanno riferimento al fatto che Alfredo Romeo non è mai stato estromesso dalla gestione del patrimonio immobiliare di Napoli. E de Magistris dovrebbe ricordarlo bene visto che, carte alla mano, i numeri del patrimonio immobiliare della città, durante il periodo della Romeo gestioni, sono stati esaltanti. Difficile immaginare che il sindaco possa averne perso memoria, forse preferisce non ricordare. Perché? Probabilmente perché i numeri fatti segnare dalla Romeo gestioni sono stati il frutto di una strategia efficace, mentre quelli attuali sono valori tipici di un’amministrazione che arranca. Quanto ai rapporti tra la Romeo gestioni e il Comune di Napoli per i servizi di inventariazione e gestione del patrimonio immobiliare comunale, il primo contratto fu stipulato nel 1998, il secondo nel 2005 per la durata di sette anni e infine ci fu un ulteriore rinnovo per altri sette anni fino alla naturale scadenza nel dicembre 2012. Ciò significa che la società di Romeo non è mai stata estromessa dalla gestione del patrimonio comunale, ma ha semplicemente esaurito il suo mandato. Tutto molto diverso, quindi, da quanto scrive su Facebook de Magistris.

Inoltre, proprio nel 2012 la Romeo gestioni concluse la vendita di oltre 3mila unità del patrimonio comunale portando nelle casse di Palazzo San Giacomo introiti per oltre 108 milioni di euro. Si trattava di immobili di edilizia popolare, tra Ponticelli e il Vomero: vendendoli agli inquilini si riuscì a salvare l’amministrazione dal dissesto. Inoltre, si ebbe anche un positivo effetto di riqualificazione urbana perché gli inquilini, divenuti proprietari, decisero di rimettere a nuovo immobili e spazi circostanti. Alla Romeo gestioni fu anche erogato un incentivo di buona gestione, 1.143.870,17 euro, che come ha stabilito la Corte dei Conti era stato correttamente erogato in base al criterio di calcolo stabilito nel contratto col Comune.

È dunque la storia a smentire de Magistris che di sicuro non ha reso un buon servizio alle casse comunali dicendo addio a Romeo gestioni. «È l’evidenza dei fatti – aggiunge Michele Saggese, ex assessore comunale al Bilancio – Una volta passato alla Napoli Servizi, il patrimonio immobiliare comunale non ha subìto quell’accelerazione che de Magistris immaginava. Ed è altrettanto evidente che un rinvio a giudizio non è una condanna. Quindi, il sindaco si attenga ai fatti e pensi alla città che mai come oggi ha bisogno di essere amministrata. Alla sua campagna elettorale ci penserà più in là».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).