Come sarà il penitenziario del futuro? A questa domanda ha risposto l’ingegnere Sergio Minotti, Presidente della Commissione Codice Appalti dell’Ordine degli Ingegneri di Roma ed esperto internazionale di edilizia penitenziaria, autore di una relazione dal titolo “Il Penitenziario di domani. Superare l’emergenza per garantire una vivibilità sostenibile e il rispetto dei diritti umani”.

Minotti parte da un concetto chiave: la realtà carceraria è complessa e spesso ignota ai cittadini. “È possibile che l’osservatore poco esperto sottovaluti le dinamiche e i processi che regolano le attività di ristretti, operatori e chiunque viva all’interno di un penitenziario. Quel muro di cinta non è solo una delimitazione fisica, ma una barriera sociale e culturale difficile da abbattere”, ha spiegato. Il nodo centrale resta la dignità umana. “Abbattere, seppur virtualmente, i recinti che limitano la conoscenza del pianeta carcere è l’unica speranza per attuare azioni efficaci di trattamento dei detenuti. Queste devono puntare al reinserimento nella società civile e alla riduzione delle recidive. Lo impongono la nostra Costituzione e le regole internazionali sui diritti dell’uomo”, ha aggiunto Minotti, sottolineando che senza questo approccio il rischio è quello di perpetuare “ciclico sovraffollamento e sistematico degrado delle strutture”.

Quanto alle soluzioni, l’ingegnere ha ricordato l’esperienza di Milano: “Quando fu completato il carcere di Opera si sarebbe dovuto dismettere San Vittore, ma ciò non è accaduto. Lo stesso con Bollate: si parlava di chiudere San Vittore, ma ancora una volta è rimasto aperto. L’aumento della capienza da solo non risolve i problemi”. La proposta, quindi, è un equilibrio tra due linee di azione: “Per mantenere costante l’equilibrio tra costi e benefici per la collettività e garantire una sostenibilità del sistema, le politiche di tipo contenitivo devono andare di pari passo con quelle deflattive”. Il messaggio di Minotti è chiaro: il penitenziario di domani non deve essere solo un luogo di detenzione, ma un laboratorio sociale dove convivono sicurezza, rispetto dei diritti umani e strategie innovative per costruire una società più giusta e inclusiva.

Maurizio Pizzuto

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