La vittoria di Elly Schlein alle primarie contro Stefano Bonaccini porterà sostanziali cambiamenti nella linea politica del partito democratico. Si sposterà, si vedrà di quanto, l’azione politica del Pd verso sinistra, ponendosi come “concorrente” del M5s di Conte, dei Verdi e Sinistra italiana di Bonelli & Fratoianni e di +Europa di Emma Bonino. Lascerà invece spazio elettorale al centro alla formazione di Renzi e Calenda che infatti già sono al lavoro per formare un partito unico, che sarà figlio del cosiddetto Terzo polo e pronto ad accogliere i dissenzienti del nuovo corso dei democratici.
Tra le tante ripercussioni della nuova leaderschip inaspettata dai più, c’è il futuro dei rapporti della neo segretaria con taluni sindaci e presidenti di Regione del Pd, in particolare con quelli che si sono schierati da subito, a suo favore o contro.
Tra questi c’è il governatore della Campania Vincenzo De Luca che ha sostenuto fortemente Stefano Bonaccini, mettendo a disposizione le proprie truppe cammellate per la conquista del posto di segretario lasciato libero dal dimissionario Enrico Letta dopo la pesante sconfitta subita alle elezioni politiche che ha visto il netto trionfo di Giorgia Meloni e del Centrodestra.
Tra i due, De Luca e Bonaccini, c’è stata da subito intesa anche per la condivisione sull’allargamento al terzo mandato per i presidenti della Regione Campania, un tema di grande interesse da parte di De Luca che spinge da tempo per la modifica della norma regionale per portare da due a tre il limite dei mandati vista la sua chiara intenzione di volersi ricandidare nel 2025.
L’elezione di Schlein, che si è espressa nettamente e più volte contro i tre mandati, rappresenta un grosso problema per le intenzioni del presidente De Luca, già avversato sul tema dalla parte del Pd che ha sostenuto la neo segretaria e dal Movimento 5 stelle, che in vista di un’alleanza elettorale proprio con il Pd per le prossime elezioni regionali in Campania, vorrebbe indicare il candidato presidente per il 2025, Roberto Fico sarebbe in pole ed avrebbe campo libero se restasse inalterato il limite dei due mandati che sbarrerebbe la ricandidatura di De Luca.
Va ricordato che la decisione di introdurre un limite al numero di mandati per il presidente di una regione è una scelta che spetta esclusivamente alle singole regioni, in base alle loro specifiche esigenze e peculiarità, attraverso una semplice modifica della legge elettorale, di competenza del consiglio regionale.
Il limite dei mandati per i presidenti delle regioni italiane, ma anche dei sindaci dei comuni più grandi, è un tema di grande interesse politico. Si contrappongono due tesi, quella a favore dell’allargamento sostiene che la limitazione possa pregiudicare la capacità di portare a termine progetti e programmi a lungo termine e che il limite dei mandati possa rappresentare una limitazione alla libera scelta dei cittadini. La tesi contraria sostiene la necessità di evitare la formazione di vere e proprie dinastie politiche, in cui gli stessi politici rimangono al potere per decenni senza lasciare spazio ad altri soggetti. Inoltre, il limite dei mandati aiuterebbe a rinnovare il sistema politico e ad aprire spazi per nuove idee e proposte.
Attualmente, solo alcune regioni italiane hanno previsto un limite per il numero di mandati consecutivi che un presidente regionale può ricoprire. La Lombardia, ad esempio, ha introdotto il limite di due mandati consecutivi per il presidente della Regione con una legge regionale del 2012. L’Emilia-Romagna, invece, ha previsto un massimo di tre mandati per il presidente della Regione, ma non ha specificato il divieto di mandati consecutivi.
Si evince che non c’è una uniformità nazionale sull’argomento e questo lascia spazio ad ambedue le posizioni e rende più che legittima l’aspirazione del presidente della Regione Campania.
La decisa volontà di Vincenzo De Luca di volersi candidare per la terza volta è molto forte, non rinuncerà alla sua intenzione di voler quindi chiedere al Consiglio regionale, in primis alla sua maggioranza, di aumentare il limite da due e tre mandati. È talmente forte la sua determinazione che, intervistato sull’argomento, benchè scherzosamente, ha risposto che si ricandiderà in eterno.
Ma qual è la posizione dell’opposizione in consiglio regionale sulla questione, sì o no al terzo mandato? In verità il centrodestra, come impostazione generale, è sempre stato tiepido su questi divieti per legge, condividendo l’idea della scelta libera degli elettori, in ottemperanza piena al primo articolo della Costituzione che demanda al Popolo la sovranità delle scelte.
Nel caso specifico della Regione Campania il centrodestra dovrebbe essere a favore dell’istituzione del terzo mandato, in primo luogo per fare in modo che gli elettori campani possano valutare il pessimo lavoro della Giunta De Luca più volte denunciato dalla minoranza ed anche per spaccare il fronte largo, Pd-M5s-Si-Verdi-+Europa, più che diviso su questo tema. Con il terzo mandato, infatti, è più che probabile che il M5s vada da solo puntando anche di vincere nella Regione dove sono tantissimi i percettori del reddito di cittadinanza. Un indubbio vantaggio per il centrodestra.
L’espressione del voto popolare per la terza volta sull’attuale governatore sarebbe il timbro di approvazione o disapprovazione dei risultati raggiunti o meno nell’arco di dieci anni di governo, a partire dalla sanità per finire ai trasporti passando per la capacità di spesa dei fondi europei.
Un nuovo candidato di centrosinistra, senza un personale passato amministrativo da rendicontare al Popolo, sarebbe un vantaggio per chi lo presenta e uno svantaggio per il centrodestra campano che già sconta, ad oggi, una poco palpabile presenza che deve essere assolutamente colmata da qui alle prossime elezioni. Il 2025 è dietro l’angolo.
