Il Coronavirus salva il governo, l’emergenza spazza via ogni dissenso

Foto Claudio Furlan - LaPresse 23 Febbraio 2020 Casalpusterlengo (Italia) News Le cittadine colpite dal Coronavirus nel lodigiano Nela foto: CasalpusterlengoPhoto Claudio Furlan - LaPresse 23 Febbraio 2020 Casalpusterlengo (Italy) NewsThe towns affected by the Coronavirus in the Lodi area

Per l’asiatica, nel 1958, morirono circa un milione di persone. Me la ricordo, ero piccolo, andavo a scuola e facevo la terza elementare. Me la beccai anch’io. L’asiatica era una influenza tosta. Ci volle un po’ di tempo per trovare un vaccino. Poi sparì.

Non chiusero le scuole e non fu interrotto il campionato di calcio (lo scudetto andò alla Juve, come al solito, e John Charles vinse la classifica dei cannonieri). I treni e gli aerei continuarono a funzionare e nelle vie di Milano – dicono –  la vita era intensa, laboriosa e allegra. Il pil volava.

Certo che le cose oggi sono molto diverse, c’è una consapevolezza assai maggiore sia per il valore della vita umana sia per la difesa della salute. E dunque è giustissimo che le autorità intervengano per cercare di fermare o comunque di contenere l’epidemia. Quel che non mi convince è la solita logica dell’emergenza. Che da qualche decennio, qui in Italia, è diventata l’unica vera categoria politica. È solo l’emergenza a dettare le scelte del governo e dei partiti, a dominare l’economia, a influenzare le leggi.

Mi ricordo l’emergenza lotta armata, l’emergenza mafia, poi la corruzione, gli omicidi stradali, le rapine in casa. Ciascuna di queste emergenze ha prodotto leggi e ha modificato l’andamento della vita civile. E anche dell’economia. L’emergenza Br, e poi l’emergenza mafia, hanno prodotto un pacchetto di leggi repressive e di riduzione dello Stato di diritto, che sono ancora lì. L’emergenza corruzione ha assetato un colpo micidiale alla nostra economia, che non si è mai ripresa, e ha prodotto nuove leggi repressive e illiberali. Adesso siamo all’emergenza virus, che ha bloccato la lotta parlamentare (dando il via libera a misure autoritarie volute dal governo) e che provocherà delle conseguenze gravi sull’economia.

Perché succede questo? Davvero siamo dinanzi ad un’emergenza come quella dell’asiatica?

Io mi fido poco dei politici e non sempre degli scienziati. Tendo però a fidarmi di alcuni scienziati che hanno sempre dimostrato grande sapienza. Ilaria Capua per esempio – quella che fu annientata da un errore dei Pm e da una vergognosa campagna stampa contro di lei, che ancora aspetta le scuse dei giornalisti – ci ha spiegato che ci troviamo di fronte a una ondata di influenza, appena un po’ più pesante delle normali influenze. Che va affrontata con rigore, saggezza, e senza panico.

E allora? Cos’è che ha scatenato questo pandemonio, che probabilmente pagheremo caro?

Io ho una idea. Questo pandemonio è una conseguenza inevitabile di una delle cose più preziose che ci siamo conquistati in questi anni: la libertà di stampa. La piena, assoluta, incontrollata libertà di stampa. La quale si esercita nei confini del mercato ed è condizionata dal mercato. Possiamo lamentarci dell’eccesso di libertà di stampa e di mercato? No, anche perché non risulta esistere niente di meglio sul vassoio delle libertà.

Ma anche la libertà di stampa ha degli effetti collaterali che possono essere sgradevoli. E tra questi effetti c’è la cattiva informazione. La quale provoca un fenomeno molto conosciuto dai sociologi: l’allontanarsi della percezione di massa dalla realtà. Il divorzio tra percezione e realtà produce il grande allarme. Qui siamo noi.

Non è la prima volta. Non sarà l’ultima.