Il dramma dei figli di un malato Covid: “Ciao papà, hai lottato ma con noi accanto ce l’avresti fatta”

“Ciao papà, hai lottato come un guerriero ma il tuo corpo non rispondeva più. Ti mancava troppo la tua famiglia per riuscire a farcela da solo. Nelle ultime videochiamate eri sempre emozionato e ci chiedevi con un filo di voce quando saresti tornato a casa, la tua famiglia ti avrebbe dato la forza di reagire ma purtroppo questo è stato un incubo”. Così scrive Lori con un post sui social, una figlia che ha perso suo padre a causa del coronavirus.

Infatti all’emergenza coronavirus si aggiunge quella derivata dalla morte delle persone care e il non poter fare nulla a livello fisico e umano per dare loro un ultimo saluto. Sono molte le testimonianze che si accodano a quella di Lori raccolte attraverso la rete, i social e altri canali di comunicazione che vedono famiglie preoccupate per i loro cari ricoverati in ospedale o sofferenti per aver contratto il covid-19 ma impotenti di fronte all’impossibilità di essere lì con loro. Per motivi di sicurezza e precauzione, come ormai da settimane indicano i provvedimenti del governo, non è possibile fare visita ai propri familiari nè è possibile riuscire a dare loro un funerale.

Questo per molte famiglie sta diventando un vero e proprio dramma, non potendo alleviare le agonie di chi è costretto a stare molto giorni intubato o in terapia intensiva. La solitudine dei pazienti da covid-19 è spesso sottovalutata, ma è uno dei temi umani e umanitari che sta emergendo in questa situazione. Per questo molto spesso i medici, gli infermieri e tutto il personale sanitario sono considerati come degli ‘angeli’ che accompagnano nel loro ultimo viaggio papà, madri, nonni, nonne, zii e zie diventando le ultime persone con cui hanno un contatto.

LA STORIA – Lori è di Bergamo, una delle città più colpite dalla pandemia tanto che le salme viaggiano fuori regione per poter trovare un posto dove essere accolte. I forni crematori della città lombarda sono pieni e così oltre a non aver potuto salutare per un’ultima volta i loro cari, i familiari vedono i loro parenti andare altrove. Lori racconta che il padre è morto il 4 aprile dopo 30 giorni, una “vera devastazione” dopo 20 giorni di intubazione. Sembrava che togliendosi il casco con la mascherina poteva farcela e invece ha perso la battaglia. Lori ha voluto lasciare un messaggio sui social soprattutto per ricordare la sua vicinanza ad ogni famiglia che ha perso i suoi cari soli nella disperazione e nella sofferenza degli ultimi momenti. “Ciao papà, sei stato sempre un guerriero, un padre, un nonno e un marito esemplare. Adesso riposa in pace”.