Sono tantissimi i gruppi Facebook in cui persone che hanno perso i propri cari per Covid-19 si sfogano e raccontano la propria esperienza. Se di Adriano Trevisan, la prima vittima di Coronavirus in Italia di Vo’ Auganeo, sapevamo tutto, quando i morti al giorno sono iniziati a diventare prima a due poi a tre cifre abbiamo veramente perso il conto. Queste storie, pubblicate sui social, sono un colpo allo stomaco e ci fanno catapultare nelle aree più colpite in un attimo. Tra queste riprendiamo il dramma di Paola che ha perso il marito di appena 66 anni dopo 49 di vita trascorsa insieme.
Ormai non ho più lacrime. Ho perso mio marito il 20 marzo, la mia storia è uguale a molte. Il 5 marzo mio marito presenta un pò di febbre che dopo 2 giorni aumenta fino a 39,8. Chiamo il mio medico che mi ordina oltre tachipirina, un antibiotico. Passa un altro giorno, mio marito sta peggio. Chiamo 118 che mi invia l’ambulanza. Febbre a 40, ma saturazione 91/93. Non viene ricoverato, mi dicono probabile Covid, senza tampone. Passa un altro giorno, febbre a 40. Ho il saturimetro quindi tengo sotto controllo l’ossigeno. Richiamo 118, arrivano, strano, col loro saturimetro il valore è 90. Col mio 88. Mi dice il capo equipaggio che portarlo all ospedale così non gli fanno nulla e mi verrebbe rimandato a casa dopo 24 ore. Stesso iter, se ne vanno senza caricarlo e senza aver fatto il tampone. Richiamo il mio medico che mi ordina punture di antibiotico. Passano ancora 2 giorni e la cosa non migliora. Richiamo il 118. Non sono stata più richiamata.
Arriviamo al 19 di marzo. Temperatura scende, 37,2. Penso sia un miglioramento. Sbagliato, mio marito respira male, desatura. Corro a prendere ossigeno in farmacia sotto controllo del mio medico. Migliora, satura 90, però incomincia a sragionare, dice cose senza senso. Arriva il pomeriggio, tra alti e bassi. Verso le 20 vedo che fatica a respirare. Chiamo il numero verde e con insistenza riesco a malapena a farmi passare la guardia medica. Mio marito intanto desatura a 68. Ossigeno sul 5. Si riprende un pochino. Arriva il medico di guardia, posiziona ossigeno sul 7, saturazione a 82. Chiama 118, insiste x farlo portare all ospedale. Mio marito scende le scale da solo, cammina. Viene portato all ospedale di Mantova. Sono le 23,30 del 19 marzo. Alle 3,50 del 20 marzo, dal parcheggio dell’ospedale mia figlia chiama il pronto soccorso per avere notizie. Rispondono che è grave, ed è sotto CPap. Alle 8 mi telefonano dicendomi che è stabile. Stessa telefonata alle 12. Alle 13 mi chiama il rianimatore dicendomi che mio marito è morto cerebralmente. Alle 18,20 si spegne. La mattina del 21 marzo telefonando mi dicono che il tampone è negativo. Mio marito soffriva di placche arteriose e bronchite da ex fumatore. Quindi se non era Covid di cosa è morto?
Mi é stato detto dalla dottoressa dell’ospedale che loro l’hanno trattato da Covid, quindi non hanno considerato altre patologie. Io, le mie figlie, abbiamo perso un marito, un padre meraviglioso di 66 anni senza una spiegazione. Attendere 12 giorni prima di ospedalizzare equivale portare un cadavere al pronto soccorso. Due volte l’ambulanza me l’ha lasciato a casa, perché non ricoverarlo subito? Quindi da dove nasce l’errore o la sottovalutazione da parte della catena di comando? Presumo senza la convinzione che un eventuale scudo penale possa ulteriormente gettare fango alla doverosa verità di cui hanno diritto le famiglie e all’urlo silenzioso della parola giustizia invocata dalle nostre lacrime. Spero vivamente magistratura e chiunque abbia facoltà di indagare possa ascoltare tutte le nostre voci e mi metto a disposizione per dar luce a questo buio.
Non voglio accusare nessuno, però mi chiedo perché dopo che mio marito è spirato, nessuno dei sanitari gli ha cristianamente chiuso gli occhi e la bocca? Quando per un momento l’ho visto il mio cuore ha smesso di battere. No, oltre alla tragedia nemmeno la dignità è stata risparmiata! E poi devo vedere in tv sanitari che inscenano balletti di zumba dentro le mura dell’ospedale mentre probabilmente al di là di quella porta che si vede nel video c’è solo morte! Io credo che pietà umanità rispetto per le persone e per la morte debbano coesistere. Mi ripeto, non voglio accusare nessuno, chi legge ne tragga le dovute conclusioni. A me resta solo un dolore inimmaginabile, la perdita di un uomo, marito padre lavoratore uomo meraviglioso che dopo 46 anni vissuti assieme, andandosene si è portata via anche me!
