Non è un messaggio in codice ma un messaggio in chiaro. I colpi indirizzati contro il British Council e contro la sede diplomatica dell’Unione europea a Kyiv non sono colpi persi nel buio, ma lanciati con meticolosità elettronica. Ciò che balza subito agli occhi è che i russi in Ucraina non hanno mai colpito direttamente strutture o simboli americani. Adesso gli americani si sono chiamati fuori dall’Ucraina, e che cosa impedisce a Mosca di spedire droni e missili che colpiscano tutto ciò che rappresenta là l’Europa occidentale dei volenterosi e il Regno Unito? Nulla, ovviamente.
Due giorni fa il presidente Trump è tornato a lanciare una delle sue intemerate “abbassa voce” dirette personalmente a Vladimir Putin dicendogli che l’aeronautica russa aveva commesso una grave imprudenza perché, pur senza superare la linea rossa dei confini, si era avvicinata troppo a quella linea. In realtà, quindi, non era successo proprio nulla. Ma quel “quasi nulla” aveva offerto a Trump l’opportunità di ribadire al presidente russo che il rispetto di luoghi e simboli statunitensi ovunque si trovino nel mondo, Ucraina compresa, devono essere scrupolosamente tenuti lontani da ogni ipotesi aggressiva, perché se si dovesse ripetere il non-accidente accaduto mercoledì in Alaska, ne seguirebbe la solita tempesta di furia, fuoco e distruzione, l’argomento retorico più efficace del presidente americano.
Ma c’è anche un altro elemento da considerare, una volta preso atto che il danno più rilevante e mirato è quello al British Council, perché mercoledì 27 è accaduto qualcosa che probabilmente è stato interpretato dal Cremlino come una luce verde per colpire i britannici. Il primo ministro Keir Starmer, con voce retorica ma non scomposta, si era rivolto in un video a Vladimir Putin dicendogli: “Tu Presidente Putin, forse non sai come siamo fatti noi inglesi e non parlo di me ma del popolo che rappresento: non ci siamo mai tirati indietro di fronte a un prepotente che usa la forza per violare le leggi internazionali e non ci siamo mai arresi”. Il breve discorso era redatto nello stile di Winston Churchill: “combatteremo per terra, in mare e nel cielo, but we never surrender”, ma non ci arrederemo mai.
Lavrov ha usato il suo ricco vocabolario per replicare in tono insultante a Starmer, ma chi ha risposto a palle di fuoco è stato proprio Donald Trump, con una dichiarazione insultante e feroce: “Starmer, devi tenerti alla larga dal conflitto fra Russia e Ucraina, hai capito? Non devi impicciarti, non devi credere e presentarti come se tu fossi il leader dell’Occidente perché quello sono io”. La notte successiva l’artiglieria volante di droni e missili russa, va a colpire in modo non profondamente distruttivo gli edifici di una istituzione inglese e di una europea. E Zelensky? Che cosa ha detto il presidente ucraino? Ha detto di poter sperare, malgrado tutto, nel famoso incontro a due con Vladimir Putin, un incontro che Putin non aveva mai detto di volere, arrivando con macabro sarcasmo a dire all’ucraino: “Ma certo, vieni tu da solo a Mosca e ci facciamo finalmente le quattro chiacchiere che desidero da anni”. L’Occidente continentale, poco addestrato all’umorismo nero, l’aveva preso anche sul serio: “Putin invita Zelensky a Mosca, forse l’incontro si farà”.
Quel vertice era stato proposto come evento a tre da Donald Trump, che avrebbe dovuto essere presente proprio per garantire Zelensky. Ma dopo la crescente fiducia dell’ucraino nei leader europei- prima di tutto i volonterosi inglesi francesi e tedeschi– Donald, con i suoi voltafaccia umorali, giovedì 28 aveva detto bruscamente no: “Ne ho abbastanza di tutto questo balletto, io me ne chiamo fuori, l’America se ne chiama fuori. Quanto a Zelensky faccia quel che vuole ma non conti su di me”.
Poi però Trump si è rivolto di nuovo a Putin con una perorazione pubblica: “Tre anni di guerra senza vincere non creano una potenza, ma una debolezza. Tu seguiti a prenderti gioco di Zelensky e lo chiami con parole derisorie. Fai male perché è con lui che dovrai fare la pace prima o poi e quel giorno ti troverai solo perché anche i tuoi ti abbandoneranno e il popolo si rivolterà contro di te per la crisi economica che travolgerà la Russia”. Quindi l’andamento pendolare dell’umore di Trump oggi segna un punto a vantaggio dell’Ucraina.
