Il Pm Racanelli non piaceva a Pignatone: trasferito

Foto Vincenzo Livieri - LaPresse 06-03-2019- Roma Politica Commissione Antimafia. Audizione del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, Giuseppe Pignatone. Nella foto Giuseppe Pignatone Photo Vincenzo Livieri - LaPresse 06-03-2019- Rome Politics Antimafia Commission. Audition of Giuseppe Pignatone. In the picture Giuseppe Pignatone

Vogliono “inculare il povero Racanelli”, disse – profetico – Cosimo Ferri, alla presenza del dem Luca Lotti, a Luca Palamara il 21 maggio del 2019. Il destino di Angelantonio Racanelli, procuratore aggiunto a Roma ed ex segretario generale di Magistratura indipendente, la corrente di destra delle toghe, era segnato da tempo. Nessuna sorpresa, dunque, sulla decisione di questi giorni da parte del Consiglio superiore della magistratura di aprire una pratica per il suo trasferimento d’ufficio.

Il trasferimento sarebbe motivato da una presunta “incompatibilità ambientale”. Intercettato con l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati per mezzo del famigerato trojan, Racanelli si era lasciato andare ad alcuni commenti sulla nomina del nuovo procuratore di Roma e sull’esposto che era stato presentato dal pm romano Stefano Rocco Fava contro Giuseppe Pignatone. Fava, a marzo del 2019, aveva segnalato al Csm delle presunte mancate astensioni in alcuni fascicoli da parte del suo ex capo. Racanelli, che prima di diventare procuratore aggiunto era stato al Csm come Palamara, aveva espresso il suo parere al riguardo.

Per il Csm queste conversazioni sarebbero sufficienti a giustificare il trasferimento di sede di Racanelli. La proposta di archiviare la pratica, infatti, è stata respinta in settimana anche se a carico dell’aggiunto romano “non ci sono esposti e denunce” e l’ultimo parere professionale contiene ottimi giudizi, descrivendolo come un magistrato dalle “indiscusse capacità di guida e motivazione dei colleghi” che gode di “grande prestigio e ottimi rapporti con il foro ed il personale”.

Racanelli, come disse Ferri, ora deputato di Italia viva ma per anni leader indiscusso proprio di Magistratura indipendente, era da diverso tempo under fire a piazzale Clodio. Pignatone infatti, dopo essere andato in pensione nominato da papa Francesco presidente del Tribunale pontificio, secondo Palamara, “non voleva Racanelli ma insisteva pesantemente per Ielo (Paolo, ndr) e Sabelli (Rodolfo, ndr)”.

Concetto che sempre Palamara aveva ribadito anche a un suo amico, tale Edo. «Pignatone mi aveva chiesto sempre due aggiunti (..) Paolo Ielo e Rodolfo», disse Palamara. «Me lo ricordo …e li hai sostenuti in questo», gli rispose Edo. Palamara, da zar delle nomine ricorda bene cosa era successo e cosa aveva fatto: «Li ho sostenuti ….cioè Paolo Ielo … Rodolfo……Cascini (Giuseppe, ndr)…..tutti….tutto ciò che è stato chiesto l’ho fatto…». Per poi aggiungere: «…il problema era che quando io parlavo con Pignatone… Pignatone voleva come successione Lo Voi (Francesco, attuale procuratore di Palermo, ndr) e Prestipino (Michele, all’epoca procuratore aggiunto a Roma e poi nominato procuratore di Roma , ndr) a Palermo». Una sorta di staffetta.

Ielo, Sabelli e Cascini le cui nomine a procuratore aggiunto, secondo Palamara sarebbero quindi state “pesantemente” caldeggiate da Pignatone, che non avrebbe invece gradito Racanelli, verso la metà del mese di maggio del 2018 erano stati i magistrati firmatari dell’informativa a Perugia a carico di Palamara. Informativa da cui era poi nata l’indagine che, fra gli effetti, ha avuto quello di far saltare la nomina di Marcello Viola (procuratore generale a Firenze) a procuratore di Roma a favore proprio di Prestipino.