Il Presidente Mattarella spiega a Carlo Bonomi il valore delle imprese

Foto Francesco Ammendola/Ufficio Stampa Quirinale/LaPresse 15-09-2023 Roma Politica Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella - Confindustria Assemblea 2023 Nella foto : Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi (foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica) DISTRIBUTION FREE OF CHARGE - NOT FOR SALE

È l’ultima assemblea di Confindustria per il presidente Bonomi, e la prima per Mattarella. E un po’ si invertono i ruoli nei due interventi, con il leader degli industriali che parla di democrazia non toccando Pnrr e manovra, e il Presidente della Repubblica che cita Einaudi e Roosevelt a difesa della libera impresa dal dirigismo economico dello Stato.

È necessario che gli italiani non credano di dovere la loro salvezza a nessun altro, fuorché a loro stessi”, dice Mattarella citando l’Einaudi governatore della banca d’Italia nelle conclusioni finali del 31 marzo 1947. “Cosa significa iniziativa imprenditoriale libera?”, spiega Mattarella, “significa che non vi è più bisogno di regie patenti, come ai tempi medievali, per esercitare una professione, un’attività, un’impresa. Significa che la Repubblica ha spostato dal sovrano al cittadino il potere di scegliere, di decidere”. E ancora: “Significa evadere dal dirigismo economico e dal protezionismo tipico delle esperienze autoritarie. Significa trasferire sul terreno dell’economia il principio di libertà”.

E mentre tutti in sala guardano Adolfo Urso, il presidente rincara la dose: “l’impresa ha una responsabilità sociale in primis, quella di creare ricchezza perché il modello a cui pensavano i padri costituenti è quello dell’economia civile, che trova le sue radici nell’illuminismo settecentesco napoletano e in particolare nella figura di Antonio Genovesi per cui – spiega Mattarella – era fondamentale impedire la concentrazione di potere e ricchezza per garantire le libertà di tutti”.

Il Capo dello Stato ha ricordato di quando “le fabbriche sono state trasformate in centri vaccinali e “gli operai si sono assunti la loro dose di rischi perché l’Italia non si fermasse tanto che la ripresa del nostro paese non ha avuto eguali nel g7”. Altro che chiusure, le imprese aperte e i gli operai al lavoro hanno mantenuto l’Italia in piedi durante la pandemia.

Mattarella bacchetta anche i populisti invitato a non cedere alle paure “quando non alla tentazione di cavalcarle, incentivando l’esasperazione delle percezioni suscitate”. Ed è qui che cita Franklin Delano Roosevelt: “La sola cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa”.

Su questo è d’accordo il presidente di Confindustria: “Niente difende le forze del lavoro e della produzione come un ordinamento internazionale basato su diritti e libertà”. Bonomi nella sua relazione critica la proposta di salario minimo: “La discussione di questi mesi sulla opportunità o meno di introdurre per legge un salario minimo sembra trascurare che la nostra Costituzione ci obbliga a riconoscere al lavoratore un salario giusto”. E questa funzione spetta alla contrattazione collettiva.

“Confindustria resta convinta che la mera introduzione di un salario minimo legale, non accompagnata da un insieme di misure volte a valorizzare la rappresentanza, non risolverebbe né la grande questione del lavoro povero, né la piaga del dumping contrattuale, né darebbe maggior forza alla contrattazione collettiva”, dice Bonomi.

Ma se sul salario minimo critica l’opposizione, sul decreto voli critica il ministro Urso: “Siamo all’interno di un mercato unico europeo; se vogliamo intervenire per garantire una continuità territoriale a Sardegna e Sicilia e se vogliamo ci sia solidarietà si può fare, ma intervenire come è stato fatto su un mercato regolamentato come quello del trasporto aereo può avere effetti contrari”.

Guardando oltre confine, Bonomi nomina tre Paesi in particolare: Cina, “ormai potenza globale pronta a giocare con tutte le armi dell’influenza politica, economica e militare, anche sugli scacchieri dell’Africa e dell’America Latina”; la Russia e la sua “prepotenza espansiva”, l’India in pieno sviluppo grazie a una popolazione sempre in aumento e alle capacità tecnologiche.

Secondo il presidente degli industriali “si è tradito lo spirito dell’Unione Europea, quello della neutralità tecnologica“. “Dieci anni fa” si diceva di puntare sul riciclo, “e noi abbiamo investito, ma poi a metà del percorso l’indicazione è stata facciamo il riuso, ma io ho già investito miliardi in riciclo”. In mezzo ci sono persone che “perdono il posto di lavoro e famiglie che perdono reddito”. Inoltre, “l’accelerazione per il raggiungimento, in pochi anni, di stringenti obiettivi di contenimento delle emissioni climalteranti è avvenuta senza considerare tutti gli interessi degni di tutela e l’enorme sforzo che lo shock dei prezzi del gas ci avrebbe inflitto”.

Bonomi individua il Fit for 55, il Net Zero Industrial Act e il Raw Material Act: decisioni assunte dalla Commissione UE “senza una dotazione finanziaria comune”. Se non vogliamo trovarci con “migliaia e migliaia di lavoratori disoccupati nelle piazze, se non vogliamo regalare ulteriori ragioni a chi lavora per alimentare la sfiducia e la destabilizzazione, la demagogia e il populismo, allora delle due l’una. O dopo le prossime elezioni europee si aprirà uno scenario per cui l’Unione Europea sarà in grado di riprendere il cammino di maggior integrazione realizzato nel Covid e poi interrotto; oppure, in nome della ragionevolezza, bisognerà correggere al ribasso l’accelerazione degli obiettivi e degli investimenti necessari a realizzarli in così pochi anni e con tale disparità di risorse”.

Le critiche, ha specificato Bonomi, “non nascono certo da negazionismo della sfida climatica o da indifferenza ai suoi effetti. La sostenibilità ambientale è ineludibile. Ma non può prescindere dalla sostenibilità economica e da quella sociale. L’Europa deve agire compatta”. Bisognerà cambiarla.