Il treno di Salvini è in ritardo, Renzi: “Troppi cantieri fermi”

MATTEO SALVINI, MINISTRO DEI TRASPORTI

Le scintille dei treni che frenano, magari per una fermata improvvisa, e quelle parlamentari: ieri in Senato le due immagini si sono incrociate e sovrapposte. Si parla di treni in ritardo e cantieri fermi: citofonare Salvini.
A fare scintille è stato, nel caso di ieri, il duello Renzi-Salvini che ha infiammato il “question time” di Palazzo Madama. Il leader di Italia Viva interroga il Ministro delle infrastrutture e trasporti. “Salvini è attivo su tanti temi, attacca l’Europa, interviene sul terzo mandato e perfino su Irpef agricola, dove lui (adesso) la pensa come noi. Vedo che torna anche lui sulle nostre leggi del 2016. Noi abbiamo una idea molto preoccupata della situazione infrastrutturale. I treni hanno un ritardo costante: di dieci minuti (per il 50%) e di 20 minuti (per il 25%). Non tutti possono fermare il treno a chiamata come il ministro dell’Agricoltura”, attacca Renzi.

Il ministro stringe per le mani i fogli sui quali qualche solerte funzionario ha computato una risposta. Ma è ancora Renzi a parlare: “In questo scenario leggiamo che l’unica nostra fonte di salvezza è l’Europa e il Pnrr. Un contrappasso: proprio Salvini che spesso parla male dell’Europa, adesso riceve di più. Arrivano notizie di ritardo non solo dei treni ma anche dei cantieri. Ci sono slittamenti per la Palermo-Catania e per la Napoli-Avellino”. Da qui, la conclusione di Renzi: “Leggo della preoccupata attenzione di autorevoli istituzioni per i ritardi del Pnrr. Queste preoccupazioni sono eccessive o potete garantirci che non perderete i denari dell’Europa, che dunque fa bene e non fa male?”, chiede il leader di Iv.
Salvini, che pure avrebbe per le mani una relazione da contrapporre, avvampa nervoso. “Per recuperare decenni di ritardi dei governi da lei presieduti…” dice facendosi beffe della realtà. Renzi, come è noto, ha governato due anni e nove mesi. La stessa durata temporale – suddivisa tra i governi Conte I e Meloni – in cui Salvini è stato vicepremier.

Poi prosegue: “Chiaro che in 15 mesi non recuperi 30 anni”. E ancora, attribuire a Renzi un trentennio di governo – a voler prendere sul serio le parole del Ministro e Vice presidente del Consiglio – significherebbe attribuirgli la guida di Palazzo Chigi sin dall’esame di maturità. Meglio leggere quei fogli che ha in mano, quella relazione. Ci prova: “I 39 miliardi di euro che non l’Europa ma gli italiani e gli europei ci hanno assegnato con il PRRR (lo chiama così) sono assolutamente in linea con i tempi previsti per la spesa”. E dalla frase scompare l’oggetto dei lavori in corso, dei cantieri aperti. Il denaro stanziato è in linea con la spesa. Tra i banchi dei senatori si incrociano sguardi interrogativi. Salvini torna sulle carte: “I miei uffici mi hanno dettagliato i numeri …” Poi li legge velocemente, condensando i dati che intervalla con: “Eccetera eccetera”. E dà il via a una serie di obbiettivi declinati al gerundio. Come a dire: di chiuso c’è poco, sì, ma tutto è in itinere. Dice Salvini: “Stiamo lavorando al piano della logistica, al piano per gli le infrastrutture portuali. Stiamo lavorando per la prima volta al piano di emergenza idrica”. Decide di chiuderla in breve: “Abbiamo fatto i miracoli in questi 15 mesi? No”, ammette.

Segue slogan: “Però penso che abbiamo messo l’Italia dei sì davanti all’Italia dei no”. La controreplica di Renzi non delude le aspettative: “Salvini fa outing, dice che finalmente si sta investendo grazie all’Europa: da antieuropeista convinto da qui al 2027 diventerà un europeista convinto che l’unica salvezza sono gli Stati Uniti d’Europa”. E sui governi pregressi, Renzi ha buon gioco nel ricordare al segretario della Lega che “Nella scorsa legislatura Salvini ha governato per 3 anni e mezzo su 4 e mezzo”. E poi sottolinea con la consueta ironia: “Negli ultimi 30 anni ho governato io? Non me ne ero accorto. Lei è stato al governo più di me e mi sembra ingeneroso e poco elegante il suo attacco a chi ha governato più di tutti in questi ultimi anni: si chiama Silvio Berlusconi. E rappresentava la maggioranza di cui anche Salvini faceva parete”. D’altronde gli investimenti che Salvini cita, a partire dalla Palermo-Catania alla Napoli-Bari, “Sono partiti con il mio governo”, rivendica Renzi. Che affonda: “Vi siete accorti dell’emergenza idrica? Bene. E allora perché avete chiuso l’unità di missione sulla emergenza idrogeologica?” I tempi del “question time” portano a girare pagina. Il leghista non ne esce bene.