Juliette Gréco: una vita tra esistenzialismo, arte e musica

Cantava nelle caves, aveva sempre il maglioncino nero a collo alto degli esistenzialisti e la voce dell’esistenzialismo. Fillette, fillette, si tu t’imagines… Era la persona che rappresentava soltanto la nostra epoca, non credo che quelli di dopo possano avere la più pallida idea di chi e cosa fosse Juliette Gréco. Cantava Brassens, Brel, le sue nenie riportate dal sudest asiatico, la sua piccola tonchinoise. Era la testimone della Francia occupata dai tedeschi e della gente attonita che si chiudeva in quei sotterranei di vino e di disperazione composta, per cantare, ascoltare, ripetere le più belle canzoni degli altri, una tonalità profonda, sensuale, calda, complice, mai sguaiata, canzoni fatte di strofe, con le rime, come tutti gli chansonniers di quell’epoca in cui la parola non era seconda alla musica e i significati erano eleganti, personali, la morte come massima ingiuria mai perdonata.

Da decenni era scomparsa ma si sapeva che era viva. La sua Parigi era Saint Germain-des -Prés, il suo amico prediletto Jean Paul Sartre, e quando cantava filosofeggiava e quando parlava di politica era un poeta e tutti coloro che l’avvicinavano in quegli anni di una Parigi piena di orrore e di poesia e sensi di colpa si trovavano in lei. In fondo non sembrò una grande stranezza che nel 1965 tentasse il suicidio per anore di Albert Camus. Come Marilyn, tre anni dopo: una super dose di barbiturici. Marilyn ce la fece, lei no.

Rifiutava di invecchiare e si operò tre volte quel viso che soltanto lei poteva avere e la sua frangia fu un marchio per più generazioni, un avatar per molte donne di quel tempo e dei tempi successivi. Era una donna di sinistra, come tutte le intellettuali di quell’epoca e fece la campagna elettorale per Mitterrand. Incise molti dischi e parlava un buon italiano che le veniva da un padre corso, Gérard Gréco. Ma esisteva soltanto per la sua poetica, per la sua silhouette, la sua figura di femmina unica elegante ed essenziale che dedicava ogni suo gesto al minimo indispensabile affinché nulla di superfluo eccedesse la misura della sua persona, della sua parola e della sua voce.

Cantò molto l’amore, ma non con lo spropositato senso della tragedia di Édith Piaf. Dopo il rovesciamento tedesco di fronte, la sua famiglia comunista entrò subito nella Resistenza e sua madre fu arrestata e torturata nel 1943. Anche lei, ragazzetta, fu arrestata dalla Gestapo.
Chiusa la parentesi della guerra la sua vita fu tutta nei caffè e noi andavamo a Parigi per annusare i luoghi i cui lei era passata, in compagnia di Jean Cocteau e il poeta Jacques Prévert che la definì la musa dell’esistenzialismo.

Fu così che Juliette si trasformò in un simbolo, in un’icona, un desiderio, un’immagine sacra e incorrotta che le impedirono poi di seguitare ad apparire man mano che gli anni le portavano via i segni grafici dell’immagine che aveva rappresentato e che erano quelli della Francia di Yves Montand, dei Brands Boulevard, degli amori negativi e assurdi, della piccola disperazione trattenuta nella consapevolezza di una morte che ti tallona da quando nasci e che non sarà mai soddisfatta finché non ti avrà ritirato dall’esistenza di un mondo senza tempo, ma i cui segni, come diceva Einstein, sono così persistenti da sembrare davvero reali.

LA BIOGRAFIA

1927 – Nasce a Montpellier, città a sud della Francia

1943 – A soli 16 anni è coinvolta nella Resistenza francese contro l’occupazione nazista e viene arrestata dalla Gestapo

1946 – Si trasferisce nel quartiere di Saint-Germain-des-Prés, dove poco debutta come cantante nei caffè parigini

1948 – Esordisce al cinema con Aller et retour, di Alexandre Astruc

1949 – Conosce il trombettista Miles Davis: i due ebbero una relazione molto intensa. Davis dopo la loro separazione, cadde in depressione e iniziò a fare abuso di eroina

1950 – Debutta con il suo primo album Si tu t’imagines

1951 – Canta uno dei suoi più grandi successi: Les Feuilles mortes

1953 – Sposa l’attore Philippe Lemaire da cui avrà una figlia, Laurence-Marie Lemaire

1965 – Recita nella serie tv Belfagor ovvero Il Fantasma del Louvre

1966 – Dopo il divorzio da Lemaire sposa l’attore Michel Piccoli

1988 – Si sposa per la terza e ultima volta con il pianista Gérard Jouannest

2020 – Muore all’età di 93 anni nella sua amata casa di Parigi