La cefalea cronica riconosciuta come malattia sociale: l’approvazione in Senato

Il Parlamento italiano ha riconosciuto la cefalea cronica come malattia sociale. L’approvazione definitiva è arrivata dal Senato con 235 voti favorevoli, 2 contrari e nessuna astensione. Secondo le stime sarebbero circa sette milioni gli italiani che soffrono di questo disturbo, la maggior parte dei quali donne e nella fascia di età tra 20 e 50 anni.

“La cefalea primaria cronica – recita l’unico articolo che compone la legge – accertata da almeno un anno nel paziente mediante diagnosi effettuata da uno specialista del settore presso un centro accreditato per la diagnosi e la cura delle cefalee che ne attesti l’effetto invalidante, è riconosciuta come malattia sociale […] nelle seguenti forme: a) emicrania cronica e ad alta frequenza; b) cefalea cronica quotidiana con o senza uso eccessivo di farmaci analgesici; c) cefalea a grappolo cronica; d) emicrania parossistica cronica; e) cefalea nevralgiforme unilaterale di breve durata con arrossamento oculare e lacrimazione; f) emicrania continua”.

Per malattia sociale si intende una malattia che coinvolge un numero elevato di persone e che quindi fa sentire le sue ripercussioni sulla società.

Soddisfazione da parte della prima firmataria della legge, la deputata leghista Arianna Lazzarini, segretario della Commissioni Affari sociali della Camera. “L’Italia diventa così il primo Paese in Europa ad adottare un provvedimento come questo. Un primo punto di partenza e di attenzione verso i circa sette milioni di italiani che ne soffrono, con una prevalenza netta di donne e nella fascia 20-50 anni”, ha commentato Lazzarini ricordando il percorso intrapreso nel 2011.

Stesso entusiasmo da parte della deputata del PD Giuditta Pini, cofirmataria della legge: “Appena arrivata in Parlamento, nel 2013, depositai una legge per il riconoscimento della cefalea primaria cronica e per l’emicrania come malattia sociale. Una malattia molto diffusa, spesso mal diagnostica; una malattia invalidante, spesso curata in modo inappropriato, che colpisce soprattutto le donne che lavorano, spesso declassata ad un ‘banale mal di testa’. Non riuscii a farla approvare. Riprovai nel 2018, questa volta all’opposizione, e mi trovai insieme alla collega della Lega Lazzarini, all’epoca in maggioranza, a portare avanti questa battaglia. Ieri, finalmente, la legge è stata approvata in via definitiva”.