La lettera
La lettera di Primo Levi a Sante Notarnicola: “Tu sei migliore delle tue teorie”
Caro Notarnicola,
tu mi conosci quanto basta per sapere che io non sono d’accordo né con l’introduzione del volume né con la premessa. La tua dedica mi ha toccato, e te ne ringrazio, ma non posso accettare l’equiparazione del carcere coi Lager. So bene (e i tuoi versi ne rendono tremendamente l’angoscia) quanto sia duro essere privati della libertà, ma in Lager questa era l’ultima delle sofferenze, percepibile solo nelle poche ore di tregua: prima venivano la fame, il freddo, la fatica, l’isolamento, la morte intorno.
In Lager, solo ad Auschwitz, morivano 10000 persone al giorno, e queste non avevano commesso altra colpa se non quella di esistere. Il Lager non era una punizione: non c’era traccia di giustizia, neppure di quella giustizia borghese che tu, a ragione o a torto, rifiuti, e che certo, nel tuo caso, non sa riconoscere quanto tu sia migliore delle tue teorie, e quanto sproporzionata la misura della pena a quella della colpa. Detto questo, devo subito aggiungere che le tue poesie (alcune, come sai, le conoscevo già) sono belle quasi tutte: alcune bellissime, altre strazianti. Mi sembra che nel loro insieme, costituiscano una specie di teorema, e ne siano anzi la dimostrazione: cioè, che è poeta solo chi ha sofferto o soffre, e che perciò la poesia costa cara. L’altra, quella non sofferta, di cui ho piene le tasche, è gratis. Memorabile tra tutte, addirittura miracolosa per concisione e intensità, è Posto di guardia. Ti ringrazio per avermele mandate: le rileggerò, le farò leggere, e ci penserò sopra. Pensaci sopra anche tu: forse lo scrivere è il tuo destino e (in molti sensi) la tua liberazione.
5 settembre 1979
***
Posto di guardia
Il guardiano più giovane
ha preso posto
davanti alla mia cella
“Dietro quel muro
– mi ha indicato –
il mare è azzurrissimo”
Per farmi morire un poco
il guardiano più giovane
mi ha detto questo
Sante Notarnicola
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