Rimini chiude in bellezza. L’ultimo giorno della 44ma edizione del Meeting per l’Amicizia fra i Popoli, dal titolo “L’esistenza umana è un’amicizia inesauribile”, ha visto l’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Introdotto dal presidente della Fondazione del Meeting, Bernhard Scholz, il capo dello Stato ha mietuto dodici applausi a scena aperta nei quaranta minuti del suo discorso, tutto politico, alto. Che non risparmia bordate a destra e sinistra: all’anacronismo dei richiami alla lotta di classe, irricevibili come le altrettanto improbabili nostalgie nazionaliste. E qui, nell’epicentro di quel confronto tra cultura cattolica e centrismo democratico, Mattarella sembra voler rafforzare le ragioni della rinascita dello spazio di agibilità politica di quanti rifiutano gli opposti estremismi.
“Su cosa si fonda la società umana? Sulla contrapposizione o, addirittura, sull’odio?”, ha esordito Mattarella. “Se si rispondesse di sì, l’umanità si autocondannerebbe. Per fortuna, questo non è mai accaduto e la nostra società è sempre ripartita da ogni momento di crisi. La nascita delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea e la nostra stessa Costituzione sono nate proprio da questo desiderio: superare barriere e ostacoli e vivere insieme la nostra umanità”, ha aggiunto il presidente della Repubblica”. Una lettura alta della tensione in corso tra nazioni in armi e tra cittadini sempre più disorientati e disancorati dal valore del dialogo. Secondo il capo dello Stato, che non ha mai fatto riferimenti espliciti alle polemiche innescate dal libro del generale Vannacci, “l’incontro tra più etnie, origini e religioni ha permesso la nascita del nostro popolo”.
“Si tratta di una fraternità che viene, tuttavia, continuamente minacciata: basti pensare a quanto sta accadendo in Ucraina. Il nostro concepirci come singoli individui rischia di incidere sui modelli sociali, sul rapporto con la collettività. L’autoaffermazione dell’io appare priva di qualunque senso”, ha detto Mattarella. I passaggi clou della prolusione del Capo dello Stato, autentica lectio magistralis per l’avvio dell’anno lavorativo, sono alti e applauditissimi. “Amicizia, per definizione, è contrapposizione alla violenza. Parte dalla conoscenza, e dal dialogo. E, anche in questo, l’amicizia assume valore di indicazione politica. Non mancano mai i pretesti per alimentare i contrasti. Siano la invocazione di contrapposizioni ideologiche; di caratteri etnici; di ingannevoli lotte di classe; o la pretesa di resuscitare anacronistici nazionalismi”. Il richiamo del Presidente della Repubblica va allo scontro di civiltà cui l’Europa assiste, attonita ma non inerme, in Ucraina. La posizione di Mattarella è nota. Ed è granitica.
“Dobbiamo lavorare per una pace giusta”, ribadisce, sottolineando “Giusta”. La violazione del diritto internazionale è inaudita e inammissibile, e dal Meeting il clamore delle migliaia di mani battute all’unisono è sembrato voler risuonare fino a Kiev. Ma ce n’è anche per la politica di casa nostra. Eccome. Quando Mattarella rivolge l’invito a non lasciare soli i sindaci e le popolazioni colpite dall’alluvione in Romagna guarda la prima fila, dove sono seduti il presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e il generale Francesco Paolo Figliuolo commissario straordinario alla ricostruzione. Poi, altra doccia gelata per il governo, su uno dei temi-bandiera. Sui migranti. Che non vanno respinti alzando muri e barriere perché dietro i numeri ci sono le persone. Meglio programmare e accogliere con flussi regolari, visto che sono previsti in numero ampio.
La parte finale del discorso è tutta rivolta ai giovani – che ringraziano applaudendo più volte i passaggi più significativi e gli appelli quasi da nonno ai nipoti, per il tono affettuoso con cui vengono lanciati da Mattarella – affinché si prendano tutto quel che è loro, comprese però le responsabilità, si sentano europei più degli adulti, mantengano alta la loro coscienza ambientalista, non si lascino rinchiudere nei social e non rinuncino mai alla felicità, all’amicizia e all’amore. Senza paura del futuro: “Papa Francesco, nell’enciclica ‘Fratelli tutti’, ha parlato di ‘amicizia sociale’ come orizzonte di un nuovo, più intenso, dialogo tra le generazioni; tra la cultura popolare e quella accademica; tra l’arte, la tecnologia, l’economia. Un rinnovato umanesimo nel tempo dell’innovazione, in cui avanzano le neuroscienze, la robotica, l’intelligenza artificiale, l’ingegneria genetica, le frontiere della medicina, le tecnologie digitali”. Un viatico denso di significato e di energia per la ripresa d’autunno. La bandiera del Quirinale sventola alta.
