La maggioranza deve parlare con un’unica voce forte e autorevole

Il dl aiuti scopre tutti i focolai che si sono alimentati negli ultimi tempi sotto la cenere: il termovalorizzatore di Roma, le politiche economiche dell’esecutivo Draghi spostate più a sinistra (vivaddio!), il nuovo invio di armi in Ucraina e la questione del super bonus stanno svelando la forte lacerazione già in atto tra le maggiori forze parlamentari che sostengono il Governo. Che sia iniziata la campagna elettorale per le elezioni politiche non v’è dubbio e tutta la pericolosa partita del voto anticipato si gioca sulla possibilità di modifica della legge elettorale.

Quella attuale è tra le peggiori dei tempi recenti: un sistema misto che non risponde in minima parte alla richiesta di rappresentanza dei cittadini e che ha mostrato tutta la propria inconsistenza, in termini di governabilità, quando lo stesso parlamento eletto nel 2018 ha votato tre governi diversi. A differenza delle elezioni amministrative e regionali, per il parlamento non si è trovata la quadra su un sistema elettorale che garantisca stabilità e rappresentanza dal basso, forse perché, parafrasando De Gasperi, si è guardato “alle prossime elezioni piuttosto che alle prossime generazioni”. In un quadro politico frastagliato come quello attuale, mi sembra che l’unica strada percorribile sia quella di adottare un sistema proporzionale, magari con le preferenze. Si ritornerebbe così ad un sistema che fino al ‘92 ha garantito un legame positivo fra elettore ed eletto. Ben vengano le spinte verso il proporzionale soprattutto da parte di quelle forze – mi riferisco al Partito democratico – che hanno spesso privilegiato il sistema maggioritario e che però si è rivelato inadeguato alla attuale stagione politica.

L’Italia sta attraversando un sentiero faticoso e gli ultimi provvedimenti del governo Draghi vanno nella giusta direzione. Fornire aiuti a chi si trova più in difficoltà, sostegno alle famiglie,  taglio delle accise sui carburanti e aiuti alle imprese che hanno interscambi commerciali con i paesi interessati dal conflitto, sono provvedimenti sostanziali che danno respiro alla nostra economia e aumentano il potere d’acquisto degli italiani. Un primo passo che sarebbe stato più efficace se la tassazione degli extra profitti ricavati dal caro energia fossero stati tassati al 50% e non al 25%: sarebbe stato un segnale di giustizia sociale più importante e più giusto.

Nel quadro dei rapporti piuttosto incrinati tra le diverse forze politiche, in un momento di enorme fragilità sociale ed economica, non possiamo che appellarci ad un maggiore senso di responsabilità e di unità: chi continua a fare piccoli distinguo su ogni iniziativa messa in campo dal Governo, fa un danno all’Italia che oggi dovrebbe parlare con un’unica voce, forte e autorevole, nelle istituzioni europee. E attenzione: le prossime necessarie sanzioni che gli Stati membri, insieme alla Commissione europea, applicheranno alla Russia potranno avere ricadute significative sull’economia in tutta l’eurozona. Registrare ogni giorno fibrillazioni tra le forze di Governo non indebolisce soltanto la fiducia dei cittadini nei partiti, ma tutto il Paese. Soprattutto nel confronto con l’Europa.