La presidente o il presidente? Meloni “va chiamata il signor Presidente del Consiglio”, poi il dietrofront dello staff

“Per opportuna informazione si comunica che l’appellativo da utilizzare per Il Presidente del Consiglio dei Ministri è: ‘Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Giorgia Meloni”. Recita così il testo della circolare inviata da Palazzo Chigi a firma di Carlo Deodato, nuovo segretario generale della presidenza del Consiglio “a tutti i ministeri”. Meloni certifica così che vuole dunque essere chiamata al maschile, togliendo ufficialmente il dubbio a quanti ancora se lo chiedevano.

Ma di fronte a nuove polemiche per l’emergere sui social della circolare firmata dal segretario generale, è lo staff di Giorgia Meloni a tentare di ‘metterci una pezza’ con un dietrofront. Con una nuova nota Palazzo Chigi specifica che “tale formula è stata adottata dagli uffici della Presidenza in quanto indicata come la più corretta dall’Ufficio del Cerimoniale di Stato e per le Onorificenze. Tuttavia, il Presidente del Consiglio, On. Giorgia Meloni, chiede che l’appellativo da utilizzare nelle comunicazioni istituzionali sia “Il Presidente del Consiglio dei Ministri“. Si chiede, quindi, di non tener conto della nota in oggetto, in quanto sostituita dalla presente”. Insomma, la formula istituzionale scelta da Meloni è Il Presidente del Consiglio dei Ministri, senza “Signor”.

In realtà sin dai suoi primi atti ufficiale e nelle note inviate, Meloni viene chiamata “il presidente del Consiglio”, al maschile. E già era “il presidente di Fratelli d’Italia”. La nota ‘originale’ era rimbalzata su tutti i social e qualcuno aveva ancge pensato che potesse trattarsi di un fake. Che comunque non ne modificherebbe la sostanza della scelta del maschile. Prima di Meloni anche Maria Elisabetta Alberti Casellati, ex presidente del Senato, aveva rinunciato al femminile. Secondo quanto riportato dal Corriere, Laura Boldrini invece fece una scelta diversa, preferendo il femminile e facendosi chiamare “la presidente della Camera”.

Sulla questione è intervenuto il presidente dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini: “I titoli al femminile sono legittimi sempre; chi usa questi femminili accetta un processo storico ormai ben avviato. Chi invece preferisce le forme tradizionali maschili ha comunque diritto di farlo”.

Alla fine, per mettere la parola fine al balletto di note e contronote, è la stessa Meloni ad intervenire in prima persona sui sui social. “Leggo che il principale tema di discussione di oggi sarebbe su circolari burocratiche interne, più o meno sbagliate, attorno al grande tema di come definire la prima donna Presidente del Consiglio. Fate pure. Io mi sto occupando di bollette, tasse, lavoro, certezza della pena, manovra di bilancio. Per come la vedo io, potete chiamarmi come credete, anche Giorgia“, le parole della premier.