Europa
Lagarde assolve la Francia: toni morbidi, ma è il malato d’Europa. Nel 2011 Roma aveva i conti più in ordine
La presidente della Bce usa toni morbidi di fronte alla grave crisi economica di Parigi. Nel 2011 il nostro Paese stava meglio, ma giustamente Supermario non fece sconti
Delle due l’una: o per Christine Lagarde la manovra Bayrou è davvero efficace, oppure la Bce è più morbida con la Francia di quanto non sia stata al tempo della crisi finanziaria italiana nel 2011. Peccato che allora il governatore in pectore della Banca centrale era Mario Draghi, italiano. Mentre oggi la numero uno a Francoforte è francese. I maligni sono liberi di pensare quello che vogliono. E pure con una certa ragione.
Roma aveva i conti più in ordine
Il malato d’Europa di oggi non sta messo tanto meglio di quello di 14 anni fa. Cioè noi. Anzi. Nel 2011 il deficit pubblico italiano era del 3,9%. Contro il 5,4% francese odierno. Roma aveva i conti più in ordine. Nonostante le risatine di qualcuno. Crescevamo dello 0,3%; i francesi sono allo 0,6%. Tre decimali in più di un prefisso telefonico che, in questo caso, dà ragione a Lagarde. «Tutta l’Europa è in crisi», ha detto quando le hanno fatto notare che avrebbe potuto spendere qualche parola in più sul suo Paese d’origine. Certo che tutta l’Ue ha problemi. Ma quello messo peggio è proprio il suo Paese.
Lagarde un cuore ce l’ha
Oddio, anche addosso a Draghi i tedeschi avevano tentato di far cadere l’accusa di conflitto di interessi nazionali. Perché il suo Quantitative easing dava ossigeno ai Pigs e faceva storcere il naso ai frugali. Ma la famosa lettera del 2011, quando lui era ancora alla Banca d’Italia, lo scagionava da qualsiasi indulgenza verso Roma. I banchieri non hanno cuore. È solito ripeterlo Supermario. Evidentemente madame Lagarde un cuore ce l’ha. E batte pure il tricolore transalpino.
Un nobile amor patrio
Del resto, la leggerezza con cui ha voluto annacquare la crisi francese viene smentita dallo stesso Bayrou. La sua proposta di rientro dei conti prevede una cura da cavallo in sostanza uguale a quella che ci prescrisse il governo Monti, entrato in campo proprio dopo gli ammonimenti europei. Al netto delle differenze di Pil, il Salva Italia montiano era da 30 miliardi. Oggi Parigi dice che sotto i 40 non si può andare. Vogliamo pensare che quello di Lagarde sia un nobile amor patrio, che poggia sulla fiducia per la classe dirigente a lei connazionale? Ci sta. Ma sulla parola. Visto che in Francia, ancora prima del giorno del giudizio, si sta celebrando il de profundis per l’esecutivo.
Colleghi di governo
Lo stesso Macron ha avviato consultazioni ufficiose. Nemmeno lui crede che Bayrou otterrà l’ok dall’Assemblea nazionale. Non tanto sulla manovra, quanto su una domanda di premessa a questa. L’8 settembre i parlamentari francesi dovranno semplicemente dire se sono d’accordo sulla diagnosi presentata dal governo. Poi si parlerà della cura. Non c’è previsione che dia delle chance di vittoria al premier. E tra quelli che sgomitano per sostituirlo ci sono anche colleghi di governo. Retailleau, ministro dell’Interno, e Lombard, all’Economia, vengono dati per vincenti. Loro si scherniscono. Un po’ per cortesia verso il dead man walking Bayrou. Un po’ per scaramanzia. Ma sono entrambi disposti a scendere a patti con il diavolo – leggi, Rassemblement National – pur di passare da eroi.
A Parigi non c’è voglia di scherzare
Il fatto è che il quadro politico è pessimo. Altro punto di distinguo dall’Italia del 2011. È assurdo, sì, ma a ben guardare, allora, il governo Berlusconi era solido. Ve lo ricordate Silvio? «I ristoranti sono pieni». Frase diventata poi simbolo di un’orchestrina che insiste a suonare quando il Titanic affonda. A Parigi, oggi, non c’è manco la voglia di scherzare. Crisi economica, classe dirigente polverizzata in correnti ciascuna sicura di avere la pietra filosofale per risolvere i problemi, leadership in via di sostituzione. Una tempesta perfetta che, se fosse successa a noi – non solo con Silvio, ma pensiamo a Giorgia Meloni – chissà cosa avrebbero fatto a Bruxelles e Francoforte. Invece il male è francese. E nessuno si scalda. Chissà perché.
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