L’alleanza tra sinistra radicale e Islam radicale è ormai un dato di fatto. Sta emergendo grazie alle manifestazioni per Gaza e per la Flotilla, e con queste la violenza e l’intolleranza che le due fazioni hanno sempre espresso nei momenti storici di maggior tensione.
In Medio Oriente si sta raggiungendo una pace, probabilmente duratura, mentre in Europa la guerra intestina proseguirà, forse fino alla guerra civile. Gaza è un pretesto, un simbolo di una battaglia apparentemente umanitaria, ma alimentata da motivazioni profonde e diverse: nel mondo musulmano, la causa palestinese incarna la lotta contro gli ebrei, intrecciando religione e identità, e usa la retorica anti-occidentale per suscitare empatia. In Occidente, la sinistra antimperialista, globalista e talvolta antisemita abbraccia la stessa causa, sfruttando la propaganda emotiva sulle vittime per alimentare consenso, finendo però per sostenere indirettamente terroristi come quelli del 7 ottobre. Questi mondi, pur distanti, si sono alleati: l’Islam politico dei Fratelli Musulmani agisce in modo fluido e occulto, mentre la sinistra, a caccia di voti, si rende “utile idiota”. Un’alleanza rischiosa: mentre la sinistra pensa di rafforzarsi nelle piazze, aiuta gli astuti islamisti a minare società e istituzioni, ignorando che questi disprezzano i valori progressisti, considerano haram gran parte dei loro ideali e gli stessi diritti civili di cui gli amici di Hamas evitano di parlare.
Vi sono poi collegamenti più diretti, talvolta filoni finanziari, come abbiamo visto con il misterioso finanziamento della Flotilla, le cui barche erano riconducibili a soggetti vicini ad Hamas. Un’architettura studiata da chi sa bene come accendere la miccia delle proteste, che poi divengono sempre più ampie. La maggior parte dei Paesi musulmani e arabi ci ha avvertiti da tempo, così come hanno fatto, attraverso testi e interventi, autorevoli esperti come l’Imam Chalghoumi e Souad Sbai, approfondendo la questione e finendo per essere nel mirino loro stessi. Infatti, quel movimento che ha come progetto ultimo dell’Islam politico: la sharia, si muove come una lobby globale che mira al raggiungimento del potere attraverso una strategia ibrida e graduale, quasi mai violenta, soprattutto all’inizio. Costruisce furbescamente consensi attraverso attività sociali, culturali, religiose, benefiche e velatamente politiche. Dopodiché lanciano il sasso e spesso nascondono la mano, mentre i loro adepti si radicalizzano e soffiano sul fuoco dell’odio verso noi infedeli.
Fondato in Egitto nel 1928 da Hassan al-Banna, il movimento è riuscito a rafforzarsi cavalcando le cosiddette “primavere arabe” ed a salire al potere in Egitto (soltanto per un anno con Morsi) e in Tunisia (per tre anni con Ghannouchi). Era già da tempo al potere in Sudan (dove la guerra in corso è tra le più sanguinose dei nostri tempi) e ovviamente a Gaza con l’ala politica di Hamas. Senza mai arrivare al potere sono però riusciti a restare in parlamento o in posizioni d’influenza, sotto varie forme e per molti anni, anche in Giordania, Kuwait, Yemen, Libia, Marocco, Iraq, Indonesia, Pakistan e Algeria. In particolare, negli ultimi dieci anni, a metterli fuori legge sono stati proprio i più importanti Paesi arabi e musulmani, quali Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Giordania, Siria, Libia, Tajikistan, Kazakistan, Turkmenistan, Uzbekistan e, tra i non musulmani, Russia e Austria. È in fase di approvazione il divieto anche negli Stati Uniti.
La loro dottrina non è quindi soltanto incompatibile con la democrazia, ma persino con governi musulmani o monarchie più moderate o laiche. Sono scappati in molti da questi Paesi dopo i divieti e le inchieste, e sono per lo più considerati estremisti o accusati di terrorismo. Indovinate dove hanno trovato rifugio? Perlopiù qui da noi, in Europa, dove stanno facendo della nostra fragilità la loro forza e si preparano a usare la nostra democrazia e la nostra tolleranza proprio contro di noi, per insediarsi nelle pieghe del potere. Alla fine, mentre Israele e i Paesi arabi troveranno il loro equilibrio e finalmente la pace, la guerra noi ce l’abbiamo già in casa, a partire da Francia e Belgio, dove i Fratelli sono forti e preparano una nuova jihad sotto forma di guerra civile, con l’aiuto degli sciocchi compagni nostrani e, ovviamente, di Iran, Qatar e Turchia, che foraggiano in silenzio.
