“E dai, quanto rumore per il segreto di Pulcinella, lo sappiamo tutti che l’Autonomia non arriverà mai” taglia corto il deputato di Forza Italia con incarichi di primo piano nelle commissioni economiche, Bilancio e Tesoro. E però avete votato compatti in Consiglio dei ministri e anche Calabria e Sicilia, le regioni da voi amministrate, hanno detto sì in conferenza Stato-Regioni… “E certo – insiste il deputato che prima di tutto si definisce “berlusconiano” – lo abbiamo fatto perché questi erano gli accordi di maggioranza: dare il via libera alla legge nei tempi richiesti da Salvini tanto poi una volta arrivato in Parlamento, il ddl si sarebbe fermato lì”.
Quindi hanno ragione le opposizioni? “Non è ragione o torto. Senza aver fissato i criteri e garantito i Livelli essenziali delle prestazioni per tutte le 23 materie delegate non si può andare avanti. E per garantire servono tanti di quei soldi che possiamo dire subito addio alla Riforma”. Tutto qua, insomma. Una questione di soldi. La stessa che farà cadere nel nulla promesse come le pensioni minime a mille euro (Forza Italia), la flat tax (Lega) e via promettendo. Meloni ha garantito rigore sui conti pubblici. Giorgetti ne è il fedelissimo esecutore. Fine della storia.
Gli account social del Senato hanno quindi solo messo in chiaro e detto pubblicamente quello che in maggioranza è un definito un “segreto di Pulcinella” ovverosia che la riforma Calderoli è insostenibile per le casse pubbliche e socialmente ingiusta perché andrebbe ad aumentare le disuguaglianze. Oggi, domani e chissà per quanto tempo considerato l’andamento del nostro debito pubblico.
Galeotto fu il cinguettio. Anzi no, più raffinato: l’account Linkedin. E’ sul profilo del social dedicato ai professionisti che il Servizio Bilancio del Senato ha rilanciato martedì pomeriggio la Nota di lettura relativa alla riforma dell’Autonomia regionale differenziata, meglio nota come legge Calderoli. Il report di sedici pagine era già stato pubblicato, come avviene sempre, sulla pagina del sito del Senato. Il social lo ha semplicemente rilanciato. Avviene sempre solo che questa volta ha mandato nel web una mina pronta ad esplodere nella maggioranza.
La Nota infatti fa a pezzi la legge Calderoli con alcuni passaggi chiave come questo: “Nel caso di un consistente numero di funzioni oggetto di trasferimento, potrebbe profilarsi l’eventualità di una incapienza delle compartecipazioni regionali sui tributi statali; le Regioni più povere ovvero quelle con bassi livelli di tributi erariali maturati nel territorio regionale potrebbero avere maggiori difficoltà ad acquisire le funzioni aggiuntive; le risorse attribuite mediante compartecipazione sono influenzate dal gettito del tributo erariale che a sua volta dipende dal ciclo economico”.
Il problema sono le regioni povere rispetto a quelle ricche e il rispetto di almeno due principi costituzionale: “L’Italia è una ed indivisibile” (art. 5) e “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (art.3). Il rischio sono, appunto, i Livelli essenziali delle prestazioni, come garantirli senza far saltare i conti pubblici. I due paletti costituzionali che, stando alla Nota di analisi dell’Ufficio studi del Senato, la riforma Calderoli non è in grado di rispettare.
La Lega sospetta la solita manina che di nascosto, con la spintarella di Fratelli d’Italia, ha fatto uscire il temuto retroscena. E’ noto che Giorgia e i suoi fratelli vivono male e con sospetto quella riforma. Il ministro Calderoli ha firmato una nota di fuoco che spella il servizio del Bilancio del Senato. “Vengono evidenziate criticità non oggettive, meramente ipotetiche – ha scritto – La verifica dei profili di onerosità finanziaria e della connessa copertura spetta infatti alla Ragioneria generale dello Stato che ha già approvato la relazione tecnica allegata al disegno di legge presentato al Senato, con la bollinatura”. Le opposizioni, dal dem Boccia ai 5 Stelle, difendono gli uffici del Senato. Giù le mani, “attacco inaccettabile, smentisca subito”.
I dossier del Senato, così come quelli della Camera, sono strumenti di lavoro preziosi. Gli stessi parlamentari, a cui vengono inviati via posta elettronica, ne fanno, ne dovrebbero fare, un uso massiccio. “In genere usano toni più flautati per dire magari le stesse cose…” osserva un senatore dem. E allora la sua pubblicazione non è stata solo un atto dovuto, come avviene per tutti i dossier di analisi. Meno che mai una vista o una bozza, come fonti della Lega si sono affrettate a precisare. E’ stato un messaggio chiaro di FI e FdI ai cari compagni e compagne della Lega: l’Autonomia non s’ha da fare. Né prima né dopo le elezioni europee. Salvini è avvisato. Si attende la reazione del Capitano. Che arriva. Arriva sempre.
