Tra pochi giorni, il primo agosto, l’AI Act compirà un anno da quando è entrato in vigore. Si è scritto molto sulla normativa europea che disciplina l’Intelligenza artificiale. Soprattutto in maniera critica. Unicum giuridico a livello internazionale, per un settore che non ha frontiere, troppo burocratica e troppo costosa nell’applicazione. C’è infine il fattore umano, quello meno affrontato. Nell’immaginario collettivo, l’iper-digitalizzazione implica l’automazione dei sistemi di produttivi, con il timore che molti lavoratori, non specializzati, restino a casa. Paura infondata, si sa. Tuttavia, è sempre difficile intaccare il luogo comune.

«Per scongiurarne la conferma, serviranno professionalità dinamiche e capacità di adattamento. Ogni lavoratore dovrà aggiornare le proprie competenze più volte nell’arco della vita lavorativa», ha detto Daniela Fumarola, segretaria generale della Cisl, introducendo, alla terza giornata del XX Congresso della Confederazione, la tavola rotonda “Lavoro, nuove tutele e partecipazione nell’era dell’Intelligenza artificiale”. Appuntamento che ha visto la partecipazione, tra gli altri, della ministra del Lavoro, Marina Calderone, e del presidente dell’Inail, Fabrizio D’Ascenzo. I mali italiani sono noti: invecchiamento della popolazione lavorativa, mancanza di un ricambio generazionale – sia come numeri sia come skill che rispondano alle esigenze delle imprese – bassa digitalizzazione delle stesse forze produttive. «Purtroppo siamo indietro», dice ancora Fumarola. «I nostri sistemi di orientamento, formazione e ricollocamento appaiono troppo deboli rispetto agli standard europei. Dobbiamo investire molto di più sulle politiche attive del lavoro, sull’educazione permanente, sull’accompagnare le persone nelle transizioni lavorative».

L’arretratezza in fatto di IA pesa sulla produttività del lavoro, che a sua volta incide sulla competitività dell’economia nazionale. Il nostro capitale umano non è all’altezza delle sfide attuali. L’Italia è al penultimo posto in Europa per numero di laureati in Stem, con solo il 29% dei giovani che sceglie queste discipline. Con il paradosso per cui oltre l’85% dei laureati in discipline scientifiche trova una professione altamente qualificata, in poco tempo e ben retribuita. Da qui la proposta di «un nuovo statuto della persona da costruire tra il governo e le parti sociali». Fumarola così entra in un campo minato. Quando si parla di statuto, nel mondo sindacale, il pensiero va automaticamente a quello dei lavoratori, del 1970. Un dogma indiscutibile per alcuni. Per altri, una legge esemplare per quel tempo, che però oggi ha oltre mezzo secolo di storia. Confrontato con le sfide di cui sopra viene da chiedersi quanto ancora lo Statuto abbia ancora una sua forza.

La Cisl vuole appunto andare oltre. «L’intelligenza artificiale non è il futuro, è già ampiamente il nostro presente», osserva Fumarola. Le skill da acquisire devono procedere di pari passo con la capacità di adattamento della persona. «Ogni lavoratore dovrà aggiornare le proprie competenze più volte nell’arco della vita lavorativa». Questo per sostenere in modo concreto quei 10 milioni di lavoratori over 50 anni, raddoppiati dal 2005 a oggi e il cui combinato disposto tra esperienza temporale e nuove competenze potrebbe farli diventare un soggetto strategico della nostra economia.

Transizione digitale vuol dire competenza, ma anche sicurezza e miglioramento delle condizioni del posto di lavoro. Lo ha ricordato il presidente dell’Inail D’Ascenzo: «L’IA trova applicazione in robot umanoidi, in esoscheletri riabilitativi o collaborativi per il lavoro, in indumenti capaci di rilevare la temperatura esterna e quella corporea per evitare che il lavoratore possa incorrere in incidenti».
«Occorre – spiega Fumarola – uno statuto che riconosca nuovi diritti, tutele aggiornate e garanzie fondamentali a tutti, indipendentemente dal fatto che si abbia un lavoro subordinato o autonomo».

Il progetto è stato accolto favorevolmente dalla ministra Calderone: «Questa è veramente la stagione di un nuovo patto per il lavoro che coinvolga governo, istituzioni e parti sociali». Parole in linea con l’invito alla partecipazione che ha caratterizzato tutto il congresso Cisl e che sta segnando il mandato di Fumarola.