La salsedine, il vento nei capelli, tanti battelli, barche a vela, gonfaloni della Palestina in primo piano. Un’atmosfera fra la Spigolatrice di Sapri e Dunkerque (perché l’ispirazione dei video diffusi online sono le riprese del recente film Dunkirk, 2017), con ovvie preferenze per quest’ultima anziché per la storica poesia risorgimentale. E una definitiva suggestione da gita scolastica con il plauso dei genitori, inteneriti dall’avere figli così consapevoli (zero inquinamento o quasi per raggiungere Gaza). Più causa nobile, pacifismo, sentimenti così elevati che il libro Cuore al confronto è cinico e baro.
Idilliaco anche l’ancoraggio della Global Sumud Flotilla – il nome del gruppo dei libertadores di Gaza – al largo di Tunisi, dove ancora è estate, davanti al delizioso paese di Sidi Bou Said, chiamato sulle guide (con un po’ d’enfasi) «La Capri della Tunisia». Come degno del massimo rispetto è il fine dei ragazzi pro-Pal (e anche qualcosa di più che solo “pro” non si può dire, data la galassia dichiaratamente di Hamas che finanzia l’iniziativa, ben acquattata dietro a slogan e vessilli pacifisti a insaputa degli ingenui). Una sciocchezza. Forzare il blocco navale illegittimo con cui Israele relega la Striscia, sbarcare e distribuire aiuti, viveri e altro ai palestinesi. Una cosuccia più da Garibaldi che da studenti provenienti da tutta Europa, ma tant’è… Il disegno è quello, e possiamo solo vedere come andrà a finire.
I Fantozzi ferragostani e la Flotilla…
Gli inizi, però, sono stati un po’ da marinai d’acqua dolce. È arrivata la partenza dalla fonda: sembrava inutile a tanta esperienza di mare – già 10 giorni fa – controllare un meteo per vedere che né dalla Spagna né dall’Italia era il caso di uscire in mare. Eppure, lo fanno anche i Fantozzi ferragostani. Un po’ meno di controlli delle aborrite autorità navali tunisine e spagnole, e i nostri facevano la fine dei gommoni dei disperati che partono dalle stesse coste (chissà se hanno in serbo qualcosa anche per loro fra i tanti aiuti, aspettiamocelo). Ma si tratta di dettagli probabilmente trascurabili.
Il viaggio da Quinta G
E, infine, mentre la brezza addolciva la noia, e il clima vacanziero iniziava a sovrastare l’impegno politico e determinava un clima da viaggio d’istruzione della Quinta G, ecco il miracolo, la notizia di cronaca: l’arrivo del male sotto forma non solo di un drone ma di ben due droni, subito identificati e denunciati, sebbene di notte in mare la visibilità non sia notoriamente il massimo. Disperazione, felicità, emozione: perché una crociata contro i cattivi, senza i cattivi non è un’idea che va lontano. «Ero sul ponte, nella parte posteriore della nave – ha dichiarato Miguel Duarte, portoghese, 33 anni – Ho sentito un drone, l’ho visto, 3 o 4 metri sulla mia testa. Ho chiamato gli altri, lo hanno visto, poi l’esplosione».
Una sola certezza: è stato Israele
Ora, sia detto con il massimo rispetto: se un drone fosse esploso sulla barca, saremmo ancora lì a raccogliere cocci. Chi ha un po’ d’occhio lo ha preso per un razzo di segnalazione finito sui salvagenti (che ci facevano fuori? Perché non erano stivati come in ogni barca che si rispetti?). C’è stato un po’ di fumo a bordo, mentre la Guardia nazionale tunisina – subito corsa a bordo – ha smentito di aver notato i droni, ha sequestrato quanto trovato sulla chiglia e smorzato il caso. Filo-israeliani anche loro? Poi un secondo drone, oppure, come ha voluto definirlo Francesca Albanese subito accorsa dalla costa, una granata incendiaria ha colpito la Flotilla. Niente danni ma una sola sicurezza: è stata Israele, che in questo momento non ha nulla da fare se non inseguire la nave Family, una delle maggiori della Flotilla.
Vedremo come evolverà la navigazione fino a Gaza. Di certo, emotivi, manichei e agitati come sono, i ragazzi vedranno droni, bombe, onde oceaniche e unicorni rosa fino alla meta. C’è da sperare che fra loro ci sia anche qualche marinaio.
