Negli ultimi anni, l’Iran ha costruito una rete offensiva sempre più sofisticata, fondata sull’uso di droni armati e operazioni ibride per colpire i suoi nemici anche a migliaia di chilometri di distanza. Se un tempo questi strumenti erano confinati ai teatri mediorientali, oggi entrano nello spazio europeo, trasformando il continente in potenziale bersaglio di una strategia di intimidazione globale. Le dichiarazioni dell’ex consigliere iraniano Mohammad-Javad Larijani, che ha evocato la possibilità di “colpire Donald Trump con un piccolo drone mentre prende il sole a Mar-a-Lago”, non sono solo propaganda, ma parte di una precisa strategia.

Lo stesso Larijani ha poi affermato che, in caso di reintroduzione delle sanzioni da parte di Regno Unito, Germania e Francia, “cinque città europee potrebbero essere attaccate”. Un avvertimento che segna un’escalation non solo retorica e simbolica. L’Iran sta integrando la minaccia dei droni nella propria dottrina di deterrenza asimmetrica. Questi strumenti sono economici, difficili da intercettare, e ideali per colpire senza lasciare prove dirette. L’Europa, ritenuta parte della “coalizione ostile” che sostiene Israele e applica sanzioni, è da tempo nel radar della Quds Force, l’unità operativa d’élite dei Guardiani della Rivoluzione.

Cinque città europee risultano oggi effettivamente come potenziali obiettivi. Londra: il Parlamento britannico ha denunciato almeno 20 complotti iraniani sventati dal 2022, tra attentati e rapimenti contro dissidenti e comunità ebraiche. Scotland Yard ha confermato che l’ambasciata israeliana era un bersaglio. L’MI5 considera l’Iran una minaccia “pari a Mosca”. Berlino: le autorità tedesche hanno convocato l’ambasciatore iraniano per presunte attività di spionaggio. Alcune moschee sarebbero state usate come basi logistiche per trasmettere informazioni sensibili. Parigi: i Servizi francesi monitorano gruppi criminali utilizzati dall’Iran per compiere atti intimidatori contro dissidenti ebrei e iraniani. Il rischio maggiore è rappresentato da attacchi rapidi, compiuti con droni assemblati sul posto. Madrid: dopo l’attentato all’ex parlamentare Alejo Vidal-Quadras nel 2023, le indagini hanno svelato legami tra la “Mocro Mafia” e reti iraniane. L’episodio ha rivelato la capacità di Teheran di agire indirettamente, sfruttando il crimine organizzato. Copenaghen: in Danimarca è stato arrestato un sospetto agente iraniano con il compito di colpire dissidenti curdi e baluchi. Anche qui, l’uso di droni è ritenuto plausibile.

Il filo rosso che unisce queste città è evidente: l’Iran conduce una guerra globale, silenziosa, ma sistematica. I droni e le cellule dormienti servono a terrorizzare, mandare segnali e colpire senza provocare reazioni dirette. L’Europa, priva di adeguate difese anti-drone, rischia di diventare terreno fertile per un nuovo terrorismo: tecnologico, invisibile, e perfettamente calibrato per destabilizzare senza invadere. Se l’Occidente continuerà a sottovalutare questa minaccia, potrebbe scoprirlo solo quando sarà troppo tardi. Una minaccia tecnologica, silenziosa e difficilmente intercettabile.

Israele senza filtri

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