La Russian Railways, l’equivalente moscovita della nostrana Ferrovie dello Stato, è stata dichiarata in default dopo aver mancato il pagamento degli interessi su un green bond in franchi svizzeri.
Il pagamento della cedola, scrive l’agenzia finanziaria Bloomberg, sarebbe dovuto avvenire entro il 14 marzo, con un periodo di tolleranza di 10 giorni. A stabilire il default della società è stato il Credit Derivatives Determinations Committee (Cddc), organismo britannico che regola i termini internazionali di gestione dei crediti sui derivati.
La Russian Railways aveva tentato di liquidare (senza successo) cedole riferite a titoli da 250 milioni di franchi svizzeri, circa 245 milioni di euro al cambio, con scadenza nel marzo del 2026 ed emessi tramite il veicolo Rzd Capital. Secondo quanto comunicato dal Cddc, l’azienda ha provato ad effettuare il pagamento nei termini prestabiliti, inclusi i 10 giorni di tolleranza, ma questo non è andato a buon fine a causa delle restrizioni sui sistemi bancari dovuti alle sanzioni contro la Russia.
Un colpo durissimo per il Cremlino, che potrebbe in realtà essere solo il primo di un effetto domino scatenato dalla mossa degli Stati Uniti di impedire i pagamenti in dollari delle obbligazioni russe da istituti di credito statunitensi.
La Russian Railways è infatti una delle tre più grandi aziende di trasporto ferroviario al mondo ed è il principale ‘datore di lavoro’ del Paese con i suoi oltre 700mila dipendenti. Da sola la compagnia pesa per il 3,5% del Pil russo, consuma il 6% dell’elettricità prodotta in Russia e gestisce una rete di 85.000 km di binari.
Ma la dichiarazione di inadempienza delle ferrovie di Stato russe ha effetti anche sul mondo bancario. La scorsa estate il gruppo UniCredit aveva concesso a Russian Railways un finanziamento internazionale, una linea di credito legata alla sostenibilità da 585 milioni di franchi svizzeri (circa 545 milioni), a 7 anni, con interessi correlati al raggiungimento degli obiettivi annuali di sviluppo sostenibile dell’azienda, in base alla strategia ecologica fino al 2030 (riduzione delle emissioni, del consumo di acqua e della percentuale di residui da smaltire).
I problemi legati ai pagamenti dei debiti erano emersi già lo scorso 4 aprile, quando Mosca aveva tentato di onorare il pagamento di due obbligazioni in dollari, tramite conti aperti con la banca statunitense JP Morgan. In quel caso era arrivato però lo stop americano, con la decisione dell’amministrazione Biden di colpire l’economia russa impedendo i pagamenti da istituti di credito statunitensi. Mosca era stata così costretta a pagare in rubli e il suo rating del debito in valuta estera era così passato secondo Standard & Poor’s da da CC a SD, cioè in default selettivo.
