Con una decisione a sorpresa, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha autorizzato il Dipartimento del Tesoro a consegnare alla Commissione della Camera le dichiarazioni dei redditi dell’ex presidente Donald Trump. Una ordinanza arrivata senza firmatari ma anche senza pareri contrari: un affronto per il tycoon, che durante la sua presidenza aveva scelto tre dei nove giudici della Corte, a maggioranza conservatrice.
Eppure con una mossa a sorpresa, dopo tre anni di attesa finalmente la “Ways and Means Committee”, che si occupa dell’impiego di fondi della Camera, potrà ottenere i documenti sulle tasse dell’ex presidente, che Trump non ha mai voluto fornire ostacolando in ogni modo le richieste dei Democratici, parlando di “caccia alle streghe” nei suoi confronti.
I tempi però sono brevissimi: i documenti verranno inviati lunedì 28 novembre, ma i membri della Commissione avranno tempo solo fino al 3 gennaio per esaminarli. Dopo quella data alla Camera si insidierà la nuova maggioranza repubblicana che ha conquistato le elezioni di Midterm, che punterà a chiudere il “caso” delle dichiarazioni dei redditi di Trump.
Ma per i Democratici un primo obiettivo è finalmente raggiunto e, pur se probabilmente non riusciranno a completare le indagini sul tycoon, potranno rendere pubbliche le informazioni ottenute sulle finanze dell’ex presidente Usa e infliggergli così un duro colpo.
“Per 1329 giorni – ha commentato il democratico Bill Pascrell – la nostra richiesta è stata offuscata e bloccata da Donald Trump e dai suoi aiutanti, ma alla fine la Corte Suprema ha fatto prevalere il diritto“.
Ma quasi in contemporanea Trump ha dovuto incassare una seconda sconfitta giudiziaria, questa volta per mano del giudice della Corte suprema di Stato di New York Arthur Engoron. Questo ha infatti fissato per il prossimo 2 ottobre 2023 l’inizio del processo a Trump, la sua compagnia, la Trump Organization, e i tre figli Donald Jr, Ivanka e Eric, accusati di aver truccato il valore delle loro proprietà e di frode fiscale per poter accedere a finanziamenti da centinaia di milioni di dollari da parte delle banche.
Il processo rappresenta la conclusione di un’inchiesta condotta dal procuratore generale dello Stato Letitia James e durato tre anni. La famiglia Trump e in particolare ‘The Donald’ hanno reagito respingendo ogni accusa e definendo la stessa James come una persona “mossa da motivazioni politiche” e in “cerca di vendetta“.
Un processo che vedrà Trump costretto a presentarsi in aula per testimoniare a soli 13 mesi dalle elezioni presidenziali in cui il tycoon è già ufficialmente candidato alle primarie del Partito Repubblicano. Alina Habba, una dei legali che rappresentano l’ex presidente, ha annunciato che Trump non si sottrarrà ai suoi doveri: “I miei clienti ci saranno, tutti“.
