Democrazia in crollo contagioso
Lo sputo a Sarkozy simbolo di una Francia in rovinoso declino, tra ladri dilettanti che svaligiano il Louvre e l’accanimento terapeutico di Macron
Fu il tempio della grandeur. Oggi la Francia sgretola il pilastro fondamentale della sua democrazia, cioè il prestigio, la coerenza, la credibilità. In tutta l’Unione si fanno i conti con le destre in ascesa, spesso conniventi con Mosca. Ma solo nella République la destra può tranquillamente accomodarsi sul divano e attendere. Il sistema si consuma per autocombustione, in una miscela di agguati mediatici, insicurezza sociale e sbandate politiche da consiglio comunale di periferia.
Emblema del declino epocale è Nicolas Sarkozy. Mano nella mano con Carla Bruni, applaudito da cento persone che cantavano la Marsigliese, due giorni fa si avviava al carcere con un cappotto sulle spalle e negli occhi molto più del dolore: una malinconia stanca e spenta. Il suo Paese poteva imputargli la guerra in Libia, con uno Stato che perlomeno avrebbe guardato dentro sé stesso, esplorando il trentennio in cui si è suicidato. Invece lo inchioda con una condanna che ha il sapore di uno sputo, per godersi la coreografia vernacolare del grande presidente dietro le sbarre.
E mentre Sarko varca la soglia del penitenziario sbeffeggiato dai detenuti, la cronaca rivela, in forma questa volta farsesca, un’altra lesione a un simbolo secolare, la Corona francese. Il Louvre viene scassinato da una banda di dilettanti, che le telecamere rivelano bisognosi di dieta ipocalorica, e che fuggendo lasciano per strada un casco da scooter, una fiamma ossidrica, un walkie-talkie, una coperta e persino una tanica di benzina. Tavernier, Renoir o Truffaut non avrebbero saputo far di meglio: il potere irriso e profanato che perde pure i pezzi.
Intanto, fra un corteo violento e una banlieue che si infiamma per il solito baco dell’immigrazione non governata, il modello Macron si avvita nell’agonia. Nacque come scommessa tecnocratica e razionale. Finisce nell’accanimento terapeutico più illogico. All’esterno, il presidente cerca di scavalcare tutti nell’intransigenza: riconosce la Palestina prima di Hamas, sfida la Russia alla guerra invece che alla pace, polemizza con gli alleati scomodi come Trump ma trova anche modo di litigare con quelli comodi come l’Italia. Eccessi ad ogni costo. Così come sono illogici ed eccessivi i proclami politici, tipo il blocco alla riforma delle pensioni come condizione per fare un governo che duri 4 mesi. Una trovata che renderebbe pensieroso anche Giulio Andreotti: per non tirare le cuoia, tiro a sprofondare nel debito e nello spread che schizza alle stelle.
Un tempo, da Parigi partivano i codici della civiltà liberale. Oggi è l’effige di una democrazia occidentale che, di fronte al disegno egemonico delle autocrazie, reagisce perdendo la bussola. In un’epoca non lontana, da noi in Italia con i francesi si amava rivaleggiare, magari esultando per le disavventure della loro nazionale di calcio. Oggi dobbiamo guardare oltre le Alpi con angoscia: c’è una democrazia in crollo contagioso, che non sa più come scegliere i suoi governanti, ma in compenso è implacabile nel distruggerli.
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