“C’è una cosa che non mi vedrete mai fare, sono le cacce all’uomo. Le detesto. Sono un grande ammiratore di Depardieu, un attore straordinario, un genio dellarte che rende fiera la Francia. Ha fatto conoscere il nostro paese, i nostri registi, i nostri personaggi in tutto il mondo, rendendoci orgogliosi. Si può accusare qualcuno, la gente ne può discutere, ma esiste la presunzione dinnocenza: Depardieu deve potersi difendere come chiunque altro e continuare a lavorare e a creare. È vero che in quanto presidente sono il gran maestro della Legion donore, ma non sono voglio fare la morale a nessuno. Altrimenti dovrei revocare lonorificenza a tantissime persone. È possibile che Depardieu abbia commesso degli abusi, ed è possibile che ci siano delle vittime, ma esiste anche la presunzione dinnocenza. Se ogni volta che qualcuno ti accusa delle peggiori cose tu, che hai un ruolo pubblico, non puoi più fare nulla, si respira un`aria di sospetto, non è più democrazia e non siamo più cittadini liberi”. Sono le parole pronunciate in un video da Emmanuel Macron.

Mentre in Italia il presidente Meloni al massimo difende il figlio di Larussa, il presidente francese è sceso in campo in prima persona per difende non la persona Gérard Depardieu, ma la presunzione di innocenza di chiunque. Perchè oggi è toccato a lui, ma prima, solo per rimanere nell’ambito del cinema, a Kevin Spacey, a Jonny Deep, a Paul Haggis. Attori famosi che in pochi mesi hanno visto distruggere la propria carriera sull’altare del metoo, per poi venire assolti. Con un massacro mediatico proporzionale alla capacità di difendersi in tribunale. Ma quanti poveracci non hanno questa possibilità di difesa?

Depardieu è solo l’ultimo dei casi. E’ indagato dal 2020 per uno stupro ai danni dell’attrice Charlotte Arnould ed è stato accusato più di recente dall’attrice Hélène Darras, nell’ambito di una presunta aggressione sessuale perpetrata nel 2007. Mentre pochi giorni fa, anche la giornalista spagnola Ruth Baza ha presentato una denuncia formale nei suoi confronti per abusi sessuali risalenti al 1995. Come altre volte in passato, messo un attore al patibolo molte corrono a denunciarlo per fatti risalenti nel tempo. Nessuno qui dice che non siano veri, quello che difendiamo, come il presidente Macron, è la presunzione di innocenza che deve valere per tutti, fino a sentenza definitiva. Per tutti e per qualunque tipo reato.

Perchè siamo bravi oggi a ogni anniversario di Enzo Tortora a ricordare il danno da lui subito, ma meno ad evitare che accada ancora. E se pure qualcuno è attento a non ricascarci per reati come ad esempio l’abuso d’ufficio, tutti torniamo giustizialisti se si tratta di violenza sessuale. O se a denunciare è una donna.

E’ vero che spesso è accaduto che non vengono credute, o che le azioni inibitorie arrivino troppo tardi. Ma questi sono compiti che spettano, e vanno fatti appurare e decidere, alla magistratura. Non sta alla società mettere alla gogna, o alla ghigliottina, un uomo prima di una sentenza. Invece oggi se provi solo a difendere la presunzione di innocenza di un uomo accusato da una donna, vieni accusato di “patriarcato” se non già di “concorso in femminicidio”.

Ma poniamoci una domanda: hanno fatto bene o male ai diritti delle donne le campagne metoo con cui hanno alzato il pugno scagliandolo letteralmente sui testicoli a uomini che in realtà erano innocenti? Le donne vanno difese, se hanno ragione. Non a prescindere, in quanto tali. Perchè è successo che sulla scia di questo movimento alcune donne hanno inventato stupri e violenze sapendo che solo perché donne la società avrebbe cavalcato le loro denunce. Rovinando gli uomini, ma alla fine anche le donne. Bisogna difendere la verità, non i pregiudizi, i diritti, non gli stereotipi, le donne, non i movimenti.

E’ cio che hanno fatto 60 intellettuali e personaggi dello spettacolo in Francia, che hanno scritto un appello incline alle parole del presidente Macron per difendere Depardieu: Gérard Depardieu è probabilmente il più grande degli attori. L’ultimo mostro sacro del cinema. Non possiamo più restare in silenzio di fronte al linciaggio che si abbatte su di lui, di fronte al torrente di odio che si riversa sulla sua persona a dispetto di una presunzione di innocenza di cui avrebbe beneficiato, come tutti, se non fosse stato il gigante del cinema qual è”, si legge nel messaggio. Quando attacchiamo Gérard Depardieu in questo modo, è l’arte che attacchiamo. Attraverso il suo genio di attore, Gérard Depardieu contribuisce all’influenza artistica del nostro Paese. Qualunque cosa accada, nessuno potrà mai cancellare la traccia indelebile della sua opera che segna per sempre la nostra epoca. Il resto, tutto il resto, riguarda la giustizia, solo ed esclusivamente la giustizia”. Tra i firmatari anche Carla Bruni. Con quel messaggio gli intellettuali francesi vanno oltre la difesa della presunzione di innocenza sottolineata da Macron, e colpiscono la cancel culture con cui, anche in questo caso prima di un processo, accanto alla gogna mediatica e sociale si vuole cancellare le opere artistiche del personaggio.

E’ quello che è accaduto in America a Kevin Spacey. Dopo le accuse di violenza è stato fatto fuori dal cast di House of Cards, che addirittura gli ha chiesto un risarcimento milionario dopo averlo cacciato dal set. E’ stato sostituito in film già girati e nessuno gli ha più offerto un lavoro. Qualche mese fa, dopo sei anni di gogna mediatica, è stato assolto da tutte le accuse. Ma un tribunalenon è uno sport di squadra in cui sei dalla parte di Me Too o dall’altra” ha detto il suo avvocato. Servono le prove.

Ai giudici, come alle paladine del metoo, e ai pugni chiusi di tutto il mondo scagliati contro qualsiasi innocente fino a sentenza definitiva.