L'intervista
Lombardo (Azione): “Scongeliamo gli asset russi per finanziare lo scudo aereo ucraino”
Marco Lombardo è un politico di Azione e senatore della Repubblica, da sempre in prima fila sui temi europei, della disinformazione e della difesa del quadro euro-atlantico.
Il bilaterale alla Casa Bianca, l’ipotesi d’incontro Trump-Putin a Budapest e il messaggio a Zelensky. Che lettura dà di questo quadro?
«Siamo legittimamente preoccupati. Dopo la faticosa tregua in Medio Oriente ci si aspettava la stessa determinazione per ottenere cessate il fuoco e negoziato anche in Ucraina. Invece, già dalla prima proposta trapelata – la cessione del Donbass – e dalla scelta della sede, è emersa una scarsa neutralità dell’Amministrazione americana nella gestione del dossier».
Vede una «cedevolezza» verso Putin? Qual è, allora, la priorità operativa?
«Sì, e non da oggi. Ricordo il tappeto rosso riservato a Putin in altri passaggi. La priorità è chiudere lo spazio aereo ucraino: domani in Senato lanceremo l’iniziativa “Chiudere i cieli dell’Ucraina”. Prima il cessate il fuoco, poi una tregua che conduca a un accordo di pace, partendo da un punto fermo: quella della Russia è un’aggressione. Non si cedono territori a seguito di un’aggressione, altrimenti si legittima l’uso della forza».
Guerra ibrida e interferenze: l’Italia è permeabile alla disinformazione russa?
«Sì, ed è indubitabile. Abbiamo visto ingerenze conclamate in Romania, Ungheria, Moldavia, Georgia. In Italia la propaganda filorussa trova terreno fertile, perfino nei manuali scolastici: in vari testi di storia e geografia si confondono Russia e Urss, alimentando una narrazione strategica tossica – uno degli strumenti della guerra cognitiva – che finisce per “normalizzare” l’idea che Estonia o Ucraina siano pertinenze russe. A ciò si aggiunge che Russia Today continua di fatto a operare sul nostro territorio, nonostante il quadro sanzionatorio».
Sanzioni: stop al gas russo dal 1° gennaio 2026, ma molti varchi restano aperti. Dov’è l’anello debole?
«Siamo al 19° pacchetto: significa che i 18 precedenti non sono stati pienamente efficaci. Il problema non è proclamare sanzioni, è farle rispettare. Entrano ancora troppi beni e servizi “di lusso”, e l’Italia rischia di essere percepita come il “porto” mediterraneo della Russia. Serve un salto di qualità nell’enforcement».
Asset russi congelati e difesa ucraina: perché non usarli per finanziare lo scudo aereo?
«Zelensky ha chiesto sistemi d’arma – cito i Tomahawk – finanziati con beni russi congelati. È conseguente: come si fa a dirgli di no? Ma tra l’annuncio e l’esecuzione c’è un vuoto. In Italia si fatica a procedere alla confisca definitiva dei beni russi. Se ne continua ad avere un sacro timore. Faccio un esempio: una villa a Pesaro riconducibile alla presidente del Senato russo. Ho presentato un’interrogazione al ministro Piantedosi: perché quel bene non è stato sequestrato e poi confiscato? Se le misure non diventano esecutive, rassicuriamo a parole la comunità internazionale ma restiamo inefficaci nei fatti. A quella mia interrogazione non è stata data alcuna risposta».
Politica interna: il progetto di Azione e l’integrazione dell’area liberaldemocratica. Con quale baricentro?
«Con un baricentro chiarissimo: fronte pro-Ucraina e anti-Russia, europeismo non di facciata ma federalista, ancoraggio occidentale. In gioco sono i valori delle democrazie liberali: la guerra in Ucraina è guerra d’Europa. Dopo l’aggressione, Kyiv è Paese candidato Ue: l’esito di quel conflitto parla del nostro futuro europeo».
Criteri per una coalizione di governo: con chi e su quali premesse?
«Due discriminanti: integrazione europea – fino a Difesa comune, esercito europeo e politica estera condivisa – e alleanza strategica con la Nato. Le intese “contro qualcuno” producono identità deboli che galleggiano o si sfaldano. Oggi la politica europea è politica interna: non puoi scegliere una coalizione se non condividi posizione sull’Europa e sul collocamento dell’Italia nel campo occidentale».
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