L’Opa azzurra di Occhiuto, il 30% di Forza Italia già con lui: il successo dell’iniziativa romana e la nuova “corrente Sandokan”, Tajani non commenta

ROBERTO OCCHIUTO POLITICO

Roberto Occhiuto con la sua “Libertà” va subito oltre le aspettative. Non sarà una corrente, ripete più volte. Però travolge. E manda un segnale che, in Forza Italia, non potrà essere ignorato. Arriviamo a Palazzo Grazioli un’ora prima dell’appuntamento dato dal presidente della Calabria. Quella che fu la casa di Silvio Berlusconi e che oggi ospita la Stampa Estera è già piena. Erano attese cento persone. Settantacinque prenotazioni per il coffee break, confidano quelli del catering. Ne arrivano più di 350, forse 400. I saloni, pur accoglienti, sembrano all’improvviso dei bugigattoli.

Il colpo d’occhio è notevole anche fuori dalla sala: lo scalone monumentale di marmo è interamente occupato, per oltre centocinquanta gradini, da decine di persone che resteranno lì – in piedi o sedute – per tre ore. Un’immagine plastica, più eloquente di qualsiasi comunicato. Ci sono dirigenti locali di Forza Italia, sindaci, assessori. Il mantra che circola è uno solo: «serve un ringiovanimento». E i giovani, tra i sostenitori di Occhiuto, ci sono davvero. Ma non sono soli. La lista dei “centurioni azzurri” è lunga e politicamente significativa: Tommaso Calderone, Cristina Rossello, Rita Dalla Chiesa, Alessandro Cattaneo, Francesco Cannizzaro, Giovanni Arruzzolo, Francesco Paolo Sisto, Giuseppe Mangialavori, Mario Occhiuto, Erica Mazzetti, Matilde Siracusano, Patrizia Marrocco, Ugo Cappellacci, Raffaele De Rosa, Paolo Emilio Russo, Licia Ronzulli, Claudio Lotito, Annarita Patriarca, Isabella Del Monte, Catia Polidori, Giorgio Mulè, Andrea Orsini.
Ma Occhiuto pesca anche fuori dal mare azzurro. Mette insieme Manlio Messina, oggi nel Misto, e Naike Gruppioni, parlamentare di Fratelli d’Italia. Nessuna pretesa di leadership alternativa, nessuna sfida frontale. Piuttosto, un’operazione di idee.

Ed è qui che Palazzo Grazioli smette di essere solo una location e torna a essere un luogo simbolico. “Zio”. Lei, a differenza di tutti gli altri, lo può chiamare così. Zio Silvio. Tra battesimo politico, amarcord e qualcosa che assomiglia a una seduta spiritica, la “scossa liberale” di Occhiuto spalanca anche la porta al ritorno di una Berlusconi a Palazzo Grazioli. «Ma solo da mera acquisita – precisa lei – e per favore usate il doppio cognome, perché nella vita mi sono fatta un mazzo tanto». Parla Matilde Bruzzone Berlusconi, nipote di Silvio per parte del fratello Paolo, di cui ha sposato il figlio Billy. Nella sala fortemente voluta da Andrea Ruggieri – «il prossimo incontro? Ad Arcore», dice – che fa brillare gli occhi a Occhiuto («qui è iniziato tutto»), l’evocazione del padre nobile sortisce l’effetto. «Sento doveroso espormi – spiega – sono al loro fianco per amicizia e perché credo in quello che dicono». Tra queste pareti è passata la storia d’Italia degli ultimi trent’anni. Occhiuto, quasi messianico: «È la casa del maestro di tutti noi, di Forza Italia, del centrodestra. Abbiamo la fortuna di poter concludere quello che lui aveva iniziato».

Presente anche l’ex dem Stefano Esposito

C’è però qualcosa di più e di diverso. Non è affatto una operazione-nostalgia. Ci sono volti che non hanno mai calcato le scene azzurre, come l’ex senatore dem Stefano Esposito. «L’invito di Occhiuto – dice al Riformista – mi ha fatto molto piacere perché è un uomo che stimo e poi perché da socialista liberale quale sono credo che chiunque lavori per un Paese più liberale e garantista vada sostenuto. Purtroppo né la mia storia né la mia cultura hanno più cittadinanza nel pd. Cultura liberale e garantismo sono parolacce per Elly», dichiara Esposito al Riformista. Il governatore calabrese, da parte sua, pesa le parole. Per tre volte ripete che «questa non è una corrente, ma una scossa liberale».

Andrea Ruggieri e Nicola Porro usano però un vocabolario meno prudente. «Questa idea era nata come un sasso gettato nello stagno e ora è percepita come una corrente», osserva l’ex deputato. Porro è ancora più diretto: «Qui c’è la corrente dei liberali. Non voglio più sentire parlare di moderati. Berlusconi e Martino erano liberali estremisti». Ad aprire quello che doveva essere un convegno e che diventa una festa è proprio Ruggieri, epurato dalle liste nel 2022. «Faccio la premessa-promessa che faccio sempre alla mia fidanzata – esordisce, in pieno spirito berlusconiano – sarò breve…». Non lo sarà.

22 parlamentari da Occhiuto

Alla fine i parlamentari presenti sono 22: quasi il 30% dei gruppi di Camera e Senato. Ci sono il viceministro Francesco Paolo Sisto, la sottosegretaria Matilde Siracusano, Cattaneo, Lotito, Ronzulli, Mulè, Dalla Chiesa. Deborah Bergamini è a Londra con il Consiglio d’Europa. Presente anche il tesoriere Fabio Roscioli. E ancora Messina e Gruppioni, al quarto partito in una legislatura. «Abbiamo appena iniziato – sottolinea Occhiuto – non è un’iniziativa contro qualcuno, ma per rendere più forte il centrodestra». Ringrazia i «parlamentari coraggiosi» e invita a ripetere il mantra: «dite in giro che non è una corrente». Alessandro Cattaneo conta i presenti: «Eravamo 23-24. Non vedo controindicazioni, è una cosa pulita». Occhiuto critica un partito che «galleggia all’8-9% mentre potrebbe arrivare al 20». Loda Giorgia Meloni, ma rivendica che «c’è ancora molto spazio per il berlusconismo». Ruggieri lo sintetizza così: «Occhiuto incarna meglio di altri i valori liberali disegnati il 26 gennaio 1994. Berlusconi era un gigante della libertà. Io lavoravo proprio lì, a quella finestra».

La chiusura è ironica. Qualcuno parla della “corrente Sandokan”. La serie Rai è stata finanziata con 800mila euro dalla Regione Calabria. Intanto, sulle agenzie, i fedelissimi di Tajani applaudono all’iniziativa del ministro a Milano sull’export. «Grazie a Tajani per il lavoro a beneficio dell’Italia», dice Gasparri. Resta aperto il dibattito sulle “facce nuove” auspicate da Pier Silvio Berlusconi. Iva Zanicchi rilancia: «Solo un Berlusconi può salvare Forza Italia». Matilde Bruzzone Berlusconi sorride e si schermisce: «Non faccio politica, mi piace stare dietro. Però oggi ho sentito discorsi che sentivo da vent’anni a tavola. Sono tutti qui per il bene di Silvio. Spero sia l’inizio di una serie di incontri. Tajani è una bravissima persona, ma oggi alla politica manca il cuore, l’umanità, la fragilità. Tutti a gareggiare su chi è più bravo. A me piaceva Pepe Mujica. Mettiamoci più cuore e meno testa». Per Forza Italia, e per il centrodestra, far finta di nulla dopo Palazzo Grazioli non sarà più possibile.