Il presidente del tribunale di Asti è intervenuto a difesa del Gip che nei giorni scorsi aveva negato gli arresti domiciliari a un detenuto gravemente ammalato di Sla. C’è una perizia – dice il Presidente del Tribunale – che sostiene che la condizione del detenuto è compatibile con il carcere, e quindi è meglio lasciarlo in cella. Sebbene non stia scontando una pena definiva. In teoria è possibile che in appello il detenuto sia assolto, e in quel caso noi sapremo che una persona malata di Sla, alla quale è stato detto che gli restano tra i 3 e i 5 anni da vivere, e che durante questi anni la paralisi aumenterà in modo progressivo fino a renderlo del tutto immobile, e che già oggi si muove con difficoltà, non è in grado di gestire da solo nemmeno la cura del suo corpo, deglutisce con fatica, ha bisogno di aiuto per ogni piccolo spostamento, bene, sapremo magari che questo detenuto era innocente ma che siccome su di lui c’erano legittimi sospetti, era una cosa corretta e sacrosanta fargli scontare alcuni anni di prigione in condizioni infernali. (Il detenuto in questione è in prigione sotto l’accusa di estorsione: non di avere sterminato un asilo).
Il Presidente del Tribunale di Asti ha diffuso un comunicato stampa per difendere il suo Gip. Lungo e articolato. Persino ineccepibile. Dice, il Presidente: il Gip ha disposto una perizia. Il perito gli ha detto che quel malato sta abbastanza bene e può restare in carcere. Il Gip ha stabilito che c’è il rischio di reiterazione del reato, e questa valutazione è a suo insindacabile giudizio, e dunque il problema dov’è? Che rischiamo di far morire un innocente tra enormi sofferenze in prigione? Non è un problema questo: è già calcolato tra i possibili effetti collaterali della legge. Naturalmente nella prima parte di questo articolo abbiamo voluto immaginare che il detenuto sia innocente. Non per un particolare nostro amore per il paradosso, ma per la semplice ragione che la Costituzione, e da qualche mese anche una specifica legge dello Stato, stabiliscono che fino al terzo grado di giudizio l’imputato è da considerare innocente. Però, parliamoci chiaro, se pure fosse colpevole il problema cambierebbe di pochissimo.
La Costituzione in ogni caso viene violata, perché (allo stesso articolo 27 nel quale parla della presunzione di innocenza) vieta trattamenti contrari al senso di umanità. E tenere un malato di Sla in cella è sicuramente contrario al senso di umanità. Non è necessario il parere di un giudice per stabilirlo, basta chiederlo al primo cittadino che passa per strada. Questo è il problema vero. Scusate se abuso di una formula inventata e adoperata per delitti assai peggiori. Ma il problema è questo: “la banalità della sopraffazione”. Il perito che ha stabilito che un malato di Sla può stare in carcere è un burocrate del tutto in buona fede. E così il Gip che, letta la relazione del perito, ha deciso di non concedere i domiciliari. Ha guardato i codici e i codicilli, non si è fatto influenzare dall’esistenza di una persona che soffre la Sla e ha preso liberamente la sua decisione.
Ha pensato che questo impone l’indipendenza della magistratura che è sottoposta solo alla legge. Impone di rispettare e assecondare la legge, non il buonsenso. Rispettare le norme, non gli esseri umani. E così il Presidente del Tribunale, anche lui burocrate esemplare e in ottima fede, ha ritenuto suo dovere correre in difesa del Gip che era stato criticato da qualche giornale (pochi). Cosa puoi dirgli a questi tre ottimi burocrati? Niente. Però vedete che allora abbiamo ragione noi “anarchici” che chiediamo l’abolizione del carcere? Il carcere va abolito se non altro per questa ragione: perché non disponiamo di una magistratura in grado di gestirlo usando il buonsenso. È questo che rende estremamente pericolose sia le carceri che la magistratura.
