Marco Mancini, lo 007 che ha guidato il controspionaggio italiano, può contare su una rete di informatori sempre attiva. In questo periodo, riceve notizie di prima mano anche dall’Iran. Qualche giorno prima del nuovo raid su Damasco, Mancini ne conosceva già l’obiettivo. E adesso ci anticipa un’altra pista. «Israele sta valutando di tornare ad effettuare operazioni sul campo iraniano», ci dice. Anche perché la “guerra dei dodici giorni”, come a Trump piace definirla, non ha concluso del tutto gli obiettivi che si era proposta. Adesso, d’altronde, il regime è in grande agitazione. Un colpo forte lo ha subito e la Guida Suprema, Khamenei, non si mostra più in pubblico neanche a pregarlo. Ma le informazioni su dove sia nascosto ci sono. «Khamenei non si trova più a Lavizan, ora è rifugiato all’interno di un complesso labirinto di tunnel sotterranei al centro di Teheran, che collegano l’ambasciata di Mosca con quella di Pechino».
Due sedi diplomatiche affatto casuali. I due amici del regime.
«Anni fa venne realizzata quest’opera per mettere in sicurezza arsenali ed esponenti di spicco del regime: un cubicolo dove ci sono appartamenti blindati, uffici operativi, depositi di armi e beni di consumo. Un super bunker che permette ai suoi inquilini di fuggire verso le sedi diplomatiche russe e cinesi, inviolabili. E tutto questo in piena città, sotto a edifici civili che risulterebbe complesso far saltare da parte di Israele, perché abitati da migliaia di civili. Una tattica, questa degli scudi umani, che ben conoscono gli israeliani che si scontrano con le stesse dinamiche a Gaza».
Il fatto che Khamenei sia nascosto lì, sotto terra, è eloquente. È un fuggitivo, ha paura?
«Si sente braccato. Ha interrotto i rapporti quotidiani con il mondo esterno, parla solo con due alti ufficiali dei Pasdaran di cui si fida. Pasdar Ali Shiraz e Abdullah Haji Sadegui sono gli unici due uomini attraverso i quali la Guida Suprema dell’Iran comunica con i vertici del regime».
Si sente in pericolo?
«Sa di essere l’obiettivo principale degli israeliani e sa di non potersi fidare più di nessuno. Sente la fine vicina. Il 16 giugno, quando Israele ha colpito con uno strike chirurgico Teheran, lo ha fatto nel momento esatto e nel luogo preciso in cui si stava tenendo una riunione segretissima tra vertici politici, militari e di intelligence. Ci sono stati feriti tra cui Masoud Pezeshkian, il presidente della Repubblica. Quell’azione ha fatto capire a tutti, e a Khamenei per primo, quali e quante informazioni dettagliate e riservatissime fossero in mano a Israele».
Cosa comunica ai suoi generali?
«Sta dando mandato di appurare tutte le fonti a cui è arrivato Israele. E sta commissionando l’eliminazione di dissidenti pericolosi per il regime, a partire dall’omicidio dei giornalisti scomodi. Ha mandato due sicari rumeni a Londra per eliminare dei dissidenti rei di aver inneggiato alla libertà dell’Iran dai microfoni di International Television, emittente dell’opposizione al regime. A Teheran ha intanto fatto giustiziare 37 oppositori politici. Ho letto che sarebbero stati 25. Invece sono stati 37, dodici di più. Tutti accusati di aver collaborato con il Mossad».
E l’uranio arricchito, in questa corsa ai ripari, dov’è stato nascosto?
«Hanno protetto bene l’uranio arricchito, a dimostrazione che il progetto di finalizzare la costruzione dei nove ordigni nucleari non è affatto fermo. Lo avevano spostato in tempo, il bombardamento Usa non ha sortito gli effetti desiderati. Ora da Fordow il carico è stato spostato a Kalag Par, un sito nascosto sotto un massiccio roccioso a cinquanta chilometri di distanza da Lavizan».
L’Iran sta prendendo in giro il mondo, e l’AIEA, quando dice che il programma nucleare è a uso civile…
«E questo è assodato. Ora il Parlamento iraniano ha anche votato una risoluzione per rifiutare in futuro l’accesso a qualsiasi dato da parte dell’AIEA. Non tutti sanno che agli incontri con l’organismo che monitora il nucleare, a Vienna, Teheran non mandava ingegneri e scienziati ma ufficiali addetti alla sicurezza e all’intelligence, che si presentavano come scienziati per fornire informazioni falsate. Una strategia di disinformazione – questa sì – scientifica».
