Manifestazioni per Hamas, Italia ostaggio dei violenti: Salvini accusa la Cgil di guerra politica, il Pd resta in silenzio

Hanno fatto un deserto e lo chiamano pace. Quella invocata ieri dai manifestanti che hanno paralizzato mezza Italia è però la pace di Hamas. Chiedono che le ostilità proseguano, proprio mentre Israele e il mondo arabo concordano sui venti punti del piano Trump. Lo scrivono chiaro: «Dal fiume al mare, fino alla vittoria». È l’appello alla cancellazione dello Stato di Israele, dopo aver cancellato dalla memoria il 7 ottobre. E cancellato Israele, è sottointeso, sarà più facile annientare la presenza ebraica nella diaspora.

Per attuare questo progetto, che dalla guerra cognitiva scatenata in rete si propaga nelle chat, nei TikTok, negli Instagram di ciascuno, in un tam-tam di ordini impartiti da Hamas, scatta ora la fase due: il passaggio dalle parole alle azioni. «Blocchiamo tutto», lo slogan assunto dalla giornata di follia: uno sciopero generale indetto da Usb, Cgil e Cobas, che l’autorità garante aveva dichiarato illegittimo. Il Pd sfila in complice silenzio accanto a centri sociali, gruppi anarchici e picchiatori dal volto coperto.

Si parla di cortei in cento città e complessivi due milioni in piazza (la fonte è la Cgil, vale quel che vale). Adesione al 60% dei lavoratori. Trecentomila a Roma, centomila a Milano. Tensione a Bologna, dove una manifestante, colpita da un lacrimogeno, rischia un occhio. Chiusa la A14 tra Borgo Panigale e San Lazzaro. Stop ai voli a Pisa, dove il corteo ha invaso la pista. Bloccati i porti di Napoli e Livorno. Pietre contro gli agenti a Torino, dove già nella notte tra giovedì e venerdì si erano viste le avvisaglie: il centro storico devastato. A Milano l’occupazione della Statale – università, ma anche strada verso la Brianza – e poi il tentativo di bloccare l’intera tangenziale. A Roma, caos alla stazione Termini: treni cancellati, ritardi fino a ottanta minuti, cancellate laterali chiuse già dalle 10 del mattino. «Blocchiamo tutto per fermare il genocidio. Insieme per liberare la Palestina dall’occupazione israeliana. Saremo di nuovo una marea nelle strade», annunciano gli attivisti.

«Sapere che a metà giornata ci sono 30 poliziotti feriti, stazioni bloccate, autostrade fermate, invasioni di aeroporti… Abbiamo voluto dare una chance alla Cgil di fermarsi. Abbiamo dato una chance, hanno preferito fare guerra politica parlando di pace. Sapremo come comportarci». Così il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini. Elly Schlein compare al corteo della Cgil a piazza Vittorio, insieme al capogruppo del Pd all’Europarlamento, Nicola Zingaretti. Silenzio però sulle violenze: alle 17 si contavano già trenta agenti feriti, un bilancio destinato a crescere con il passare delle ore. Come questa ondata di incidenti, scontri e devastazioni possa aiutare chi vive a Gaza, non è dato sapere. Né lo sanno spiegare gli stessi organizzatori. Non vengono risparmiate Bologna, Pisa (dove l’università viene chiusa con i lucchetti da esterni), Napoli, da dove non è partito un treno su due. Sulla Toscana poi si riversa tutta la furia dei pro-Hamas.

«Treni bloccati a Firenze, aerei fermi a Pisa, merci paralizzate all’interporto di Prato, porto di Livorno occupato, strade chiuse. Lo avevano promesso e, fatto ancor più grave, nessuno glielo ha impedito. C’è un’evidente regia eversiva, c’è una strategia del caos per paralizzare la nostra regione a pochi giorni dal voto», affonda la deputata di Forza Italia Erica Mazzetti. Anche il ministro Adolfo Urso ha espresso perplessità a Padova: «Se la manifestazione è fatta a sostegno dei cittadini di Gaza, non capisco quale conseguenza possa avere bloccare l’Italia e quali benefici ne possano avere a Gaza». In Veneto la giornata è stata tesa: il Ponte della Libertà è rimasto inaccessibile per sei ore, occupato dai dimostranti. «Bloccare per ore il Ponte della Libertà è indecente», ha denunciato il senatore veneziano Raffaele Speranzon di Fratelli d’Italia, parlando di «scene di violenza dei sedicenti pro-Pal (pro-Hamas, ndr)».

Alle 19 di ieri sera, il Pd ancora non aveva pronunciato una sola parola di condanna contro i violenti. «Le manifestazioni di queste ore, quando pacifiche e ordinate, meritano il rispetto anche di chi non le condivide. Ma i blocchi in autostrada, sulle tangenziali, sui binari dei treni, in porti e aeroporti, no. Landini e il Partito democratico condividono queste forme di contestazione?». È la domanda di Mariastella Gelmini, senatrice di Noi Moderati. Un richiamo arriva anche da Comunione e Liberazione: «La situazione della popolazione di Gaza ha ferito la coscienza di molti, perché nel cuore di ciascuno abita il desiderio della giustizia e della pace. Purtroppo, questo desiderio positivo si riduce spesso a una buona intenzione, confusa nelle prospettive e quindi facilmente strumentalizzabile. Le tensioni e i gravi disordini che si sono verificati dimostrano ancora una volta la contraddizione insita nella pretesa di chiedere la pace con l’ideologia e la violenza».

E non sono mancati episodi inquietanti di vendette personali. A Greve in Chianti (Firenze), la casa del consigliere comunale della Lega Andrea Vito Cuscito è stata messa a soqquadro da ignoti, mentre lui si trovava in Consiglio comunale. Gli autori del gesto, attuato durante lo svolgimento delle manifestazioni, hanno lasciato sul letto materiali legati alla sua attività politica. Enrico Berlinguer sapeva benissimo come definire chi si è distinto ieri nelle piazze e negli episodi violenti: «Fascisti con il fazzoletto rosso al collo». Gli intenti antisemiti, d’altronde, sono gli stessi.